Nomine secondo copione: entrano i "giovani" in cda

Recchi e Colombo presidenti di Eni ed Enel, il leghista Orsi ad di Finmeccanica. Confermati Scaroni, Conti e Guarguaglini. Nei consigli fuori i finiani Luciano e Scibetta, dentro i lealisti Miccio e Petri. E alle Poste la "responsabile" Siliquini

Nomine secondo copione: 
entrano i "giovani" in cda

Roma - Tutto come nelle previsioni. La partita delle nomine, interna a governo e maggioranza, si è conclusa con un sostanziale «pareggio» che ha confermato l’abilità diplomatica nel mantenere compatta la squadra che lavora assieme a lui.
E così quelli che nei rumor dei corridoi romani vengono descritti come il «partito di Tremonti» e il partito di Gianni Letta escono dalla contesa senza prevalere l’uno sull’altro. E neanche la Lega Nord, che nelle scorse settimane aveva reclamato maggiore visibilità, non può dirsi insoddisfatta giacché la nomina di Giuseppe Orsi ad amministratore delegato rappresenta un segnale di attenzione.
Si può parlare, dunque, di ricambio nella continuità. Al vertice di Eni ed Enel due figure di prestigio come Giuseppe Recchi, leader di General Electric nel Sud Europa, e Paolo Andrea Colombo. Ma la barra del timone resta salda nelle mani dei due supermanager: Paolo Scaroni e Fulvio Conti. Gli equilibri «romani», pertanto, non sono intaccati né da una parte né dall’altra. Si può chiamare «passaggio generazionale» quello che ha visto gli esperti Piero Gnudi e Roberto Poli abbandonare la presidenza dell’utility pubblica e del gruppo petrolifero. Tant’è vero che tra i commenti positivi giunti subito prima del comunicato del Tesoro vanno sottolineati gli endorsement del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e del presidente onorario di Exor, Gianluigi Gabetti, alla cui scuola il neo presidente di Eni, Recchi, ha maturato ulteriori esperienze oltre al cursus honorum internazionale.
Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, mantiene e rafforza il proprio prestigio avendo già nel corso degli ultimi mesi già fatto sentire il proprio «peso» nelle partite relative ai vertici della Consob dove si è insediato il suo ex viceministro Giuseppe Vegas e all’Authority per l’energia, dove il candidato di Via XX Settembre Bortoni ha prevalso su Antonio Catricalà. Analogamente si può considerare positivamente la conferma del duo lombardo Cattaneo-Roth (non ancora ufficializzata, ma pressoché scontata: il termine scade il 16 aprile) alla guida di Terna come un’altra dimostrazione della propria capacità di incidere politicamente. Capacità confermata anche dalla riproposizione di due «tecnici» come Lorenzo Codogno e Francesco Parlato nei consigli di amministrazione di Enel e Finmeccanica.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, si è rivelato ancora una volta determinante non solo nelle partite per i due ad di Eni ed Enel, ma anche dentro Finmeccanica, considerata la capacità relazionale di un dirigente di lungo corso come Pier Francesco Guarguaglini. Analogamente, porta il «copyright» di Palazzo Chigi la conferma del tandem Ialongo-Sarmi al vertice di Poste Italiane con la new entry Maria Claudia Ioannucci, ex senatrice di Forza Italia. Idem per la conferma di Mario Resca nel cda di Eni. Non è riuscito l’en plein con una «promozione sul campo» per l’ambasciatore Castellaneta, ma, come detto, nessuno può rivendicare una vittoria netta.
Certo, qualcuno che ha perso c’è stato: i finiani Alessandro Luciano e Pier Luigi Scibetta dicono addio rispettivamente ai consigli di Enel e di Eni. Prevalgono le anime lealiste dell’ex An come quella di Roberto Petri in Eni, di Mauro Miccio in Enel, di Giovanni Catanzaro in Finmeccanica e della «responsabile» Maria Grazia Siliquini a Poste Italiane. Confermato l’udiccino Franco Bonferroni nel consiglio della holding del settore aerospazio.
Un capitolo a parte merita la Lega Nord. L’ascesa di Giuseppe Orsi in Finmeccanica compensa le aspirazioni di Gianfranco Tosi, confermato nel cda di Enel, ma tra i papabili alla presidenza.


Con Paolo Marchioni e Dario Galli, restati ai loro posti nei cda di Eni e Finmeccanica, c’è da registrare anche l’ingresso di Antonio Mondardo in Poste Italiane, una nomina che lascia chiaramente pensare a una dinamica sempre più federalista per l’azienda pubblica, sempre meno «portalettere» e sempre holding finanziaria.

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