Non c'è posta per te ma paghi uguale

di Enrico Michetti*

U n tempo si diceva che un comune, finanche piccolo, si potesse riconoscere come tale se avesse avuto perlomeno un'ufficio postale. Superata l'era del piccione viaggiatore il servizio postale rappresentava quindi, all'inizio del secolo scorso l'unica forma di comunicazione affidabile con il mondo esterno e sino a qualche lustro fa rappresentava un luogo sicuro in cui allocare i propri risparmi, ritirare la pensione, pagare ogni genere di tassa e attivare ogni forma di corrispondenza. Ma i tempi cambiano e anche le poste. Gli sportelli chiudono in tanti comuni e il tradizionale servizio di recapito e spedizione viene sostituito dai più redditizi servizi bancari, assicurativi o di trasporti speciali. Email, posta certificata, pagamenti, fatture e prenotazioni on line hanno azzerato i servizi postali tradizionali che prima avevano un costo perché viaggiavano sul territorio con mezzi e personale, mentre oggi la moderna alternativa viaggia in tempo reale nell'etere attraverso la rete telematica.

Di tutto questo cambiamento epocale l'unico soggetto che sembra non essersi accorto di alcunché è la pubblica amministrazione, che ancora utilizza raccomandate ed assicurate a piene mani. Talvolta si affida all'antico per legge, anche se ormai una parte rilevante delle comunicazioni ufficiali trova rapida e facile soluzione nella posta certificata, molto spesso per abitudine ed in altri casi per banale ritrosia verso il nuovo. I costi di tali nostalgiche condotte sono chiaramente esorbitanti, ancorché inconcepibili.

Altra importante voce di spesa esaminata oggi, su cui alcune regioni risultano straordinariamente generose, è quella relativa al patrocinio legale. In alcune circostanze sembra quasi che talune amministrazioni siano pervase da una lacerante, costante e tignosa litigiosità. Sul punto senza dubbio il ragionamento è complesso perché, per un verso, sconta una carenza di formazione ed aggiornamento del personale pubblico di cui la soccombenza nella controversia dinanzi al giudice rappresenta null'altro che la fase terminale di una patologia non affrontata con competenza a tempo debito. D'altra parte va anche considerata la propensione del privato a rivolgersi al giudice contro la PA con intento pretestuoso, ovvero strumentale, oppure meramente dilatorio con la conseguenza che, a quel punto, la costituzione in giudizio a difesa dell'ente pubblico diventa un atto dovuto.

Ad ogni modo, visto che le cause possono durare decenni, le spese per il patrocinio legale, ancorché gravose economicamente, rappresentano comunque il male minore rispetto alla paralisi di ogni forma di iniziativa e di sviluppo che si genera nel Paese.

*Presidente Fondazione Gazzetta Amministrativa

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