«Nell'ultima telefonata che mi fece prima di andarsene, Raffaella Carrà mi disse: Cristiano mi raccomando rimani come sei, quando arrivi tu la tv cambia colore. Questo sono io, per me il colore è tutto, la luce, la gioia, senza il colore io non posso vivere. E questo mostro al pubblico».
Quindi, Malgioglio, il colore è il motivo per cui Carlo Conti l'ha voluta al Festival come co-conduttore (nella seconda serata insieme a Bianca Balti e Nino Frassica)?
«Certo. Io sono ironia, glamour, diversità, dentro di me c'è un comico e insieme una essenza timida».
Si definisce camp, cioè ostentato, esagerato, teatrale.
«Definizione corretta, che non significa trash. Io scelgo quello che voglio essere. Sono sempre stato molto educato ed elegante. Me lo confidò una volta anche Silvio Berlusconi, eravamo a un compleanno di Alfonso Signorini. Mi disse: Sa, lei mi piace molto perché è distante dalla volgarità e questo la premia».
Cosa si porta d'altro all'Ariston?
«Una tartarughina che mi diede Maurizio Costanzo che mi voleva tanto bene. Mi disse Tienila sempre con te, ti porterà fortuna. E ovviamente il mio ciuffo bianco: fu Sophia Loren, ero disperato perché avevo sbagliato la tinta, a raccomandarmi di tenerlo».
Ma il personaggio Malgioglio è una maschera?
«Io sono sempre stato così. Non c'è differenza tra il mio essere e la maschera che indosso in pubblico. Sono una persona libera, mi voglio bene, amo osare, non ho mai seguito le mode e ho sempre precorso i tempi: indossavo gli zatteroni e i jeans strappati quando in Italia nessuno li aveva. Devo tutto a Fabrizio De André che mi ha capito e mi ha lanciato nella mia carriera. Nessuno mi ha mai regalato niente, ho fatto tutto da solo con grande sofferenza».
Quindi a casa si veste in maniera così sgargiante?
«Intanto a casa mia i mobili sono tutti bianchi, simbolo di purezza. Poi dipende da come sto. A volte indosso un vestito di mia madre e mi metto davanti allo specchio a ballare una canzone di Carmen Miranda. Ma anch'io ho i miei momenti di malinconia. Allora metto la musica e riparto. Per superare il dolore tremendo della scomparsa di mia madre ascoltavo di continuo Cesária Évora».
A Sanremo è stato molte volte come paroliere, la prima con il brano di Iva Zanicchi Ciao cara come stai? che vinse nel 1974, ma mai come co-conduttore.
«E penso sia una bella soddisfazione. Conti me lo aveva preannunciato, ma pensavo scherzasse, tanto che l'annuncio l'ha sentito mio nipote al Tg1 e quando mi ha chiamato per dirmelo gli ho risposto che forse aveva capito male».
La canzone del cuore del Festival?
«Io che non vivo (senza te) di Pino Donaggio. Le canzoni di Sanremo devono parlare d'amore, ma non è facile scriverle, io ci ho messo sempre tanta sensualità e libertà. E a proposito delle polemiche sui testi dei rapper, le donne, nei brani oltre che nella vita, vanno trattate come petali di rosa».
Essere Malgioglio, da piccolo le ha creato problemi?
«Mai, non sono mai stato bullizzato, da piccolo ero un peperino ma anche molto educato, attento. Non andavo certo in giro con i tacchi. Mia madre era una donna moderna, non c'è stato bisogno di parlare in famiglia dei miei orientamenti sessuali».
Ora è felicemente fidanzato con un quarantenne di Istanbul che gestisce una palestra.
«Ci siamo conosciuti a una festa dei tulipani. È bastato uno sguardo. Viviamo un amore a distanza, vado in Turchia due volte al mese, l'amore non è solo sotto le coperte, è carezze, andare al cinema. Racconterò la nostra storia in un libro che uscirà penso in estate».
Dopo tutta la sua carriera, tutte le canzoni scritte, cosa le piacerebbe fare ancora?
«Un film con Almodóvar, l'unico mio desiderio. E mi piacerebbe recitare anche per Ferzan Özpetek».
Intanto l'hanno chiamata per Beautiful.
«Sì, mi volevano in alcuni episodi per la parte di un cattivo. Poi ci sono stati gli incendi a Los Angeles e abbiamo rimandato».
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