Ore 2 in punte. Notte fonda. "Signor notaio, nel verbalizzare che si è deciso di accettare la mia proposta senza procedere ad un voto la prego di aggiungere che il presidente rassegna le dimissioni e se ne va". I vertici di Scelta Civica sono riuniti da più di cinque ore quando l'ex premier Mario Monti raccatta su le carte e se la svigna lasciando deputati e senatori letteralmente a bocca aperta. Nessuno riesce a fermarlo. Ci provano in tanti, addirittura ostruendogli la strada dell’uscita dalla sala. "Questa è la fine, così siamo finiti. Non può andare via presidente", sbottano in un coro unanime i parlamentari spaventati per l’epilogo di una discussione che si è protratta per così tanto tempo sull'affaire Olivero, il coordinatore di Scelta Civica che ha partecipato venerdì scorso ad un convegno dell’Udc. Terrore negli occhi dei presenti. Tocca a Mario Mauro e ad altri big (tra questi anche Alberto Bombassei) a obbligare il Professore a ragionare.
È proprio Bombassei, con cui Monti ha iniziato l’avventura di Scelta Civica al Chilometro rosso di Bergamo, a ricordargli le ragioni per cui è nato il movimento. Sola allora il Professore accetta di tornare indietro sui propri pass. "La prego di riconsiderare le mie parole e la mia intenzione di non rassegnare le dimissioni", spiega al notaio che accompagna ogni seduta d’assemblea del partito dalla sua fondazione. "È stato un gesto di forte responsabilità, un momento di debolezza durante una trattativa così difficile", commentano diversi deputati di Scelta Civica ricordando come il bocconiano abbia più volte sottolineato di sentire la responsabilità e il peso di guida del partito. Proprio per questo motivo il Professore è arrivato al termine di una discussione ad un gesto così forte, con intenzione poi di rilanciare il suo impegno in un momento così "traumatico" per Scelta Civica. Certo l’ex presidente del Consiglio, chiudendo l’incontro con i parlamentari, non ha nascosto la propria delusione. "Mi sento profondamente amareggiato", avrebbe ripetuto più volte. A questo punto si tratta di capire se l’ex premier avrà ancora voglia di portare avanti la sua leadership di Scelta Civica.
La querelle di ieri è nata dopo la proposta di Monti di affidare ad Andrea Olivero un altro incarico, non più quello di coordinatore che ricopre sin dall’inizio. Ovvero, il Professore ha invitato Olivero a presiedere un gruppo di lavoro che studi il modo in cui Scelta Civica possa rinnovarsi, passando a una fase nuova e forse a un partito nuovo. Il mandato che sarebbe scaduto a settembre con un convegno studi in modo da approfondire in quale direzione debba andare Scelta Civica, è stato però "respinto" sia da Olivero sia dall’area cattolica del partito. Alla riunione erano presenti tutti i big, tranne Andrea Riccardi. Tuttavia è stata proprio l’area vicina alla Comunità di Sant’Egidio a voltare le spalle all'ex premier. Da loro sono arrivate durissime accuse per una decisione che "serve soltanto a rimuovere una persona e ad umiliarla". "Mi sento offeso da logiche mercantilistiche che non accetto, io voglio solo il bene di Scelta Civica e costruire - avrebbe replicato Monti - questo incarico è assolutamente delicato e voglio affidarlo ad Olivero, che è una persona che si è dimostrata capace. Non nascondo che ci sono stati dei conflitti, ma io non mi faccio condizionare da questioni personali, serve un nuovo progetto per rilanciare il partito".
Olivero non è stato sostituito, il coordinamento politico è stato affidato al comitato di presidenza e verrà svolto in maniera collegiale. Sono stati tanti i deputati e i senatori a opporsi alla proposta di Monti per risolvere il "caso Olivero". "Questo - ha più volte insistito il Professore - è un processo alle intenzioni". In realtà le critiche arrivate all’ex premier hanno riguardato anche la sua gestione, secondo diversi parlamentari del partito, "esclusivistica". Nel mirino non l’ordine del giorno in cui si comunicava di fatto ai parlamentari di scegliere tra Monti e Olivero, ma anche scelte del passato. I vertici del partito hanno quindi tentato di mediare tra le varie posizioni. Questa volta a difendere strenuamente il Professore è stata l’area di Italiafutura, in passato critica nei confronti di Monti. Ma questa volta è esplosa nel partito la questione tra cattolici e liberali. "Non ci addentriamo in discussioni tra il Ppe e l’Albe - ha abbozzato l’ex presidente del Consiglio - decideremo in futuro la collocazione europea". Dopo circa quattro ore di duro confronto il Professore ha posto la questione del voto sulla sua proposta. Ma in tanti hanno compreso che l’ex presidente del Consiglio avrebbe rischiato di trovarsi in minoranza, per cui Mauro ha proposto la mozione di non votare, mozione che è stata approvata dall’assemblea.
Il ministro della Difesa è stato uno dei più accaniti difensori del Professore, riferiscono fonti parlamentari, ma la discussione si è protratta oltre, fino a quando l’ex premier ha appunto di fatto rassegnato le dimissioni. Poi ci ha ripensato, al termine di una notte veramente drammatica per Scelta Civica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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