In nove scuole milanesi spunta la classe di arabo

L’ex provveditore Mario Dutto: «Bisogna sensibilizzare alla conoscenza delle culture extraeuropee»

Augusto Pozzoli

Lezioni di arabo nelle scuole. Per necessità o per piacere. Per necessità, nel caso dei figli di immigrati dai paesi in cui si parla questa lingua. Per piacere, invece, per migliaia di studenti (e sono soprattutto italiani) delle superiori.
Nel primo caso sono nove le scuole milanesi (elementari e medie) che offrono queste lezioni ai propri alunni: quelle di via De Nicola, innanzitutto, poi le scuole di via Dalmazia, di via Decorati, via Ravenna, via Brunacci, via Uccelli di Nemi, via Scialoia, via Dolci, via Guerrieri Gonzaga. Tutte scuole di periferia, attive al centro di quei quartieri dove vivono gli immigrati. Sono coinvolti in tutto circa 200 bambini, e la metà proprio nell’istituto di via De Nicola, la scuola che per prima ha offerto alla propria utenza questo genere di servizio.
Non senza difficoltà, in realtà. Perché gli esponenti di zona della lega, in passato, avevano cercato di bloccare l’iniziativa. Ma il dirigente scolastico Sergio Gilioli, forte del sostegno ricevuto dagli organi collegali della scuola, aveva insistito nella realizzazione dell’iniziativa. Da un’analisi dei dati effettuata dalla ricercatrice Ilaria Movio per conto dell’università Cattolica, emerge il quadro della nuova realtà. Sono coinvolti nella stragrande maggioranza dei casi figli di egiziani e di marocchini. Minoritarie, invece, le presenze di algerini, tunisini e giordani. Per lo più (nel 65 per cento dei casi circa) si tratta comunque di bambini nati e cresciuti in Italia.
Ma in che lingua parlano questi bambini? Scrive nel suo rapporto Ilaria Movio: «Alla domanda su quali e quante lingue sanno parlare, i bambini rispondono ritenendosi spesso dei poliglotti, cioè dicono di conoscere oltre che l’italiano e l’arabo, anche altre lingue come il francese, l’inglese o lo spagnolo. Un dato importante, che sarebbe interessante poter confrontare con le risposte che i bambini italiani darebbero allo stesso quesito». «Credo comunque - prosegue la Movio - che proprio la loro condizione di bilinguismo li porta a riconoscersi e a dare un valore aggiunto all’apprendimento di altre lingue sia pur a livello scolastico».
Un’esigenza che i nostri ragazzi sembra comincino a sentire sempre di più, non appena diventano grandi. Non è un caso, infatti, che ci siano già una cinquantina di istituti superiori a Milano e Lombardia in cui si svolgono lezioni di arabo con dei corsi per lo più pomeridiani che hanno una durata variabile che va da un minimo di 30 fino a un massimo di 60 ore.

Un’attività, questa, promossa dall’ex direttore scolastico regionale Mario Dutto con queste finalità: «Sensibilizzare studenti e insegnanti sull’opportunità di conoscere le lingue e le culture extraeuropee, rispondere alle richieste del mondo del lavoro nell’attuale contesto internazionale, interagire con persone arabe che vivono in Europa, legittimare e valorizzare nella scuola le lingue extraeuropee accanto a quelle comunitarie».

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