Genova«Ingegneri, fisici, chimici, insomma tutte quelle risorse umane, molto competenti, di stampo tecnico e scientifico che ci vogliono per realizzare un ordigno nucleare, allIran non mancano di certo. Ma da qui a dire che il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad può contare sulla facile trasformazione, diciamo pure in quattro e quattrotto, di un impianto nucleare a uso civile in un altro di carattere bellico, ce ne corre»: a esprimersi così, forte di una competenza maturata «sul campo» in cinquantanni e più di professione, è lingegner Sabino Gallo, già alto dirigente di Ansaldo e, soprattutto, uno dei tecnici che si sono occupati storicamente, e si occupano tuttora, a fondo, del nucleare italiano. Auspicando che lItalia si affranchi sempre più rapidamente dalla dipendenza energetica dallestero: «Magari noi fossimo nelle stesse condizioni dellIran!» sbotta, provocatoriamente, Gallo. Che aggiunge subito: «In realtà, il governo Berlusconi e in particolare il ministro Claudio Scajola hanno fatto bene a dare il via a un programma di ritorno al nucleare, dopo ventitrè anni di black out assurdo. Resta il fatto che ci vuole molto tempo per recuperare il terreno perduto».
Gli altri Paesi, invece, di tempo, non ne perdono. LIran stesso promette, o meglio minaccia di bruciare le tappe. «Bisogna intendersi - spiega lingegner Gallo, che ha maturato una lunga esperienza in Francia,nelle centrali che forniscono energia allItalia, pagata a caro prezzo dai nostri concittadini. - Ad Ahmadinejad potremmo anche riconoscere il diritto di costruire un reattore per produrre energia, potremmo anche sforzarci di riconoscergli intenzioni pacifiche. Non si capisce perché, allora, non accetta verifiche e controlli negli impianti. Il fatto è che lui stesso ha interesse a sparigliare le carte e a far credere, ad uso interno, ma anche allestero, di essere in grado di produrre una bomba. Così acquisisce autorevolezza, mette paura».
Diverso il discorso se potrà riconvertire in un amen la centrale per scopi tuttaltro che pacifici: «Non è così semplice - replica Gallo -. Cè bisogno daltro, basti pensare che in un impianto civile larricchimento delluranio, necessario per la produzione di energia, è dellordine del 3-4%.
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