Le notizie che arrivano dal Giappone hanno sconvolto l'opinione pubblica internazionale. La paura di un disastro come quello del 1986 a Chernobyl ha riaperto il dibattito a livello internazionale. Negli Stati Uniti da poco era stato raggiunto il consenso bipartisan alla costruzione di nuove centrali. Lo stesso Barack Obama, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, ha proposto la realizzazione di 20 nuovi impianti da finanziare con prestiti per 36 miliardi di dollari. In molti in questi giorni hanno però chiesto una moratoria, ma il presidente ha deciso di tirare dritto. Il suo portavoce, Jay Carney, ha ribadito che l’energia nucleare "rimane una componente dell’ampio piano energetico" della Casa Bianca. Questo non esclude un forte interesse nello sviluppo delle energie alternative per ridurre la dipendenza energetica degli Usa dalle importazioni petrolifere.
L'Italia non torna indietro Il ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani conferma la linea del governo: "Tutti i paesi europei hanno centrali. Il 19% dell’energia che consumiamo in Italia è prodotta dal nucleare, è inimmaginabile tornare indietro su un percorso già attivato". Romani è a Bruxelle per una riunione Ue sulla crisi nucleare in Giappone e ha escluso anche un dietrofront dell'Europa. Difficilmente, secondo il ministro le centrali nucleari europee "di nuova generazione" saranno spente. Le parole di Romani seguono quelle del ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. "Abbiamo fatto una scelta molto consapevole", ha spiegato, "nel definire l’agenzia di sicurezza sul nucleare e riteniamo di aver previsto criteri di selezione dei siti che ospiteranno le centrali molto attenti e che tengono conto della sismicità del territorio, caratteristica del nostro paese ma non paragonabile al Giappone". Poi la Prestigiacomo assicura che l'incidente nella centrale giapponese non ha lasciato indifferente il governo. "Ci spingerà ad approfondire ulteriormente i temi della sicurezza, e i problemi di sismicità dei siti", ha detto, "Noi, a differenza di altri paesi Ue non abbiamo centrali nucleari e quindi affrontiamo problematiche diverse da quanti hanno centrali di seconda generazione in funzione".
L'opposizione spera nel referendum A differenza degli Stati Uniti, in Italia a prevalere è l'emotività. Da giorni il dibattito tra pro e contro l'energia nucleare è acceso. In molti rimproverano al Governo di essere l'unico in Europa a non fermare il cammino verso il nucleare. Pier Luigi Bersani si augura che l’esecutivo blocchi il piano per il ritorno al nucleare, di fronte alla tragedia del Giappone. "Il governo dica mi fermo un attimo. Mettersi adesso a localizzare, come vuole fare, i siti delle centrali è assolutamente senza senso. l’Idv ha invece presentato al governo un'interrogazione. Antonio Di Pietro è sicuro che l'opzione nucleare sarà fermata dai cittadini: "Appare di tutta evidenza che quanto è accaduto in Giappone rappresenti la prova provata del fatto che il nucleare sicuro in Italia e nel mondo non esiste. Nei prossimi mesi si voterà per il referendum promosso dall’Italia dei Valori contro il nucleare, al fine di abrogare questa pericolosa normativa che intende dare il via libera alla realizzazione di centrali nucleari sul territorio nazionale. Ci auguriamo che il governo si fermi in tempo, altrimenti saranno i cittadini a bloccare questa follia suicida".
Il dibattito negli Usa Ieri il senatore indipendente Joe Lieberman, uno dei più attivi sul tema dell’energia negli Stati Uniti, ha detto "non dobbiamo smettere di costruire nuove centrali, ma dobbiamo mettervi un freno fino a quando non avremo capito le ramificazioni di quanto è accaduto in Giappone". Anche Gregory Jaczko, a capo dell’US Nuclear Regulatory Commission (NRC), ha rifiutato l’idea di una moratoria ricordando comunque che al momento non vi sono nuovi impianti nucleari in costruzione ma che l’agenzia da lui guidata sta valutando la concessione di alcune licenze di costruzione. Ma sia la Casa Bianca che l'organismo che vigila sul nucleare hanno sottolineato il bisogno di accogliere ogni lezione in materia di sicurezza che possa venire dal disastro in Giappone. "Le nostre centrali sono costruite per resistere a fenomeni naturali importanti", ha detto Jackzko, "Noi analizzaremo ogni informazioni che possiamo ottenere da questo evento e vedere se vi siano dei cambiamenti che noi dobbiamo introdurre nel nostro sistema". Gli impianti nucleari producono il 20% dell’elettricità consumata negli Stati Uniti, ma dopo l’incidente nucleare del 1979 nella centrale di Three Miles Island vi è stato un blocco dell’espansione dell’industria nucleare.
L'Ue testa le centrali Del resto anche in Unione europea il tema della sicurezza è al centro del dibattito. Oggi la Commissione europea hanno discusso l’idea di effettuare test di resistenza sulle centrali nucleari del continente. Alla riunione hanno partecipato 110 responsabili delle autorità nucleari dei diversi governi europei, nonché i rappresentanti delle industrie del settore, per fare anzitutto il punto della situazione. La Commissione non ha il potere di inviare esperti nelle centrali nucleari per verificare il livello di sicurezza, ma può chiedere agli Stati membri di autorizzare i controlli. Nell’Unione europea sono attivi 153 reattori, di cui 58 in Francia.
Ieri il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato la chiusura immediata per tre mesi di tutti i reattori entrati in servizio prima del 1980 - sono sette - e ha rinviato la decisione sull'ipotesi di prolungare il ciclo di vita dei diciassette impianti del paese. La Svizzera, invece, ha annunciato la sospensione dei suoi progetti di rinnovo delle centrali. Revisione in Russia Il primo ministro russo Vladimir Putin ha garantito che la centrale nucleare che Mosca costruirà in Bielorussia avrà livelli di sicurezza maggiori di quella giapponese di Fukushima. Putin ha anche ordinato una revisione "della situazione attuale delsettore nucleare russo e una analisi dei piani di sviluppo futuro". Dobbiamo essere pronti ad agire in qualsiasi scenario", ha quindi detto il premier, sottolineando che la revisione completa dovrà essere pronta "entro un mese".
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