«Nuovi pianeti? L’oroscopo non si tocca»

Negli Usa c’è già chi studia l’influsso di Cerere

«Nuovi pianeti? L’oroscopo non si tocca»

Giuseppe Marino

«L’avevamo detto prima noi». «Stanno solo cercando pubblicità». «Un dibattito inutile». E così via criticando. «L’allargamento» del sistema solare a tre pianeti in più sembra fatto apposta per riaccendere l’antica disputa tra astronomi e astrologi. I primi sono riuniti in massa a Praga, convocati in 2.500 dall’Unione internazionale astronomica per ridefinire la nozione di «pianeta» e quindi decidere quali corpi celesti hanno diritto di fregiarsi del titolo. Il 25 agosto gli esperti voteranno sulla proposta che ammette nel «club» Cerere, ex asteroide, Caronte, ex satellite, e Ub313-Xena, lontanissimo ammasso ghiacciato scoperto solo tre anni fa. Gli astrologi annettono ai pianeti e alla loro posizione reciproca e rispetto alle costellazioni dello zodiaco particolari influenze sugli eventi. Le decisioni prese dagli astrofisici costringeranno anche ad allargare gli orizzonti degli oroscopi?
Tra i nomi noti dell’astrologia italiana prevale il «no» nel breve periodo, il «forse» nel medio, e un certo fastidio nell’immediato. La prima reazione è unanime: «Poveri astronomi - commenta Horus con una punta di perfidia - è una scienza mediaticamente trascurata. Ogni tanto hanno bisogno di farsi notare». «Qualcosa di nuovo per guadagnarsi lo stipendio devono pur dirlo», gli fa eco Sirio. Ma dopo le immancabili frecciate ai «cugini» scienziati le astrologhe vanno oltre. «In effetti - spiega Horus - già 30 anni fa la famosa astrologa Lisa Morpurgo aveva ipotizzato l’esistenza di due nuovi pianeti (X-Demetra e Y-Eolo ndr.). Ma il cosiddetto “acculturamento” dei pianeti, cioè lo studio della loro influenza, è un processo lento». «Per determinarla - spiega Maria Carla Canta, collaboratrice del mensile «Astra» - studiamo la correlazione tra la loro posizione e gli eventi storici, a partire dal momento in cui sono stati individuati per la prima volta». Nel caso di Urano ad esempio, la scoperta avvenne nel periodo della la Rivoluzione francese. «Il ciclo di Urano dura 84 anni - spiega la studiosa dello zodiaco - come una vita umana. Il pianeta era in Gemelli quando è nato il Regno d’Italia ed è tornato in Gemelli quando è nata la Repubblica italiana. Al prossimo passaggio mancano 20 anni...».
Per capire come e se i nuovi pianeti potranno influenzare gli oroscopi dunque, potranno volerci anni. Dante Valente, presidente del Centro italiano di discipline astrologiche, sottolinea che la teoria classica non sarà per nulla influenzata, «perché si basa solo sui corpi celesti visibili da terra». «La nostra è una disciplina che studia ciò che appare, ma in fondo lo è anche l’astronomia, visto che molte delle sue ipotesi non si possono verificare in laboratorio», affonda Maria Carla Canta, secondo cui i colleghi più seri resteranno fedeli ai dieci pianeti dell’astrologia tradizionale che nella lista include anche il Sole, nonostante sia, è ovvio, una stella: «Piuttosto - aggiunge - temo che qualche studioso meno conosciuto, pur di mettersi in luce, correrà a sbandierare facili interpretazioni». Per Horus, i primi a sfruttare la novità saranno i produttori di software astrologici, sempre in cerca di novità per vendere nuove versioni del prodotto. Insomma anche tra gli astrologi qualche divisione c’è in materia. C’è chi ad esempio sta studiando l’influsso di planetoidi come Sedna, e negli Stati Uniti il nuovo arrivato Cerere era già considerato influente su natura, agricoltura ed ecologia. «I nuovi pianeti più distanti dal Sole - aggiunge Sirio - hanno un ciclo molto lungo. Lo stesso Plutone resta in un segno per decenni quindi l’influsso sarà soprattutto sugli eventi collettivi, generazionali». Resta da vedere se gli astronomi riuniti a Praga («una città del triangolo magico», ricorda Valente), il 25 agosto riusciranno a mettersi d’accordo.

L’astrologa Canta si presta al gioco e azzarda una previsione: «In quella data c’è un grande affollamento di astri in Vergine, segno di grande battaglia. Ma alla fine potrebbero farcela. Oppure cavarsela come fa a volte l’Onu: tutto rinviato al prossimo incontro».

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