Nuovo attacco aereo Usa in Somalia

Un’unità dei corpi speciali scesa a terra per verificare gli effetti dell’attacco. Gli americani trattano con i «moderati» delle corti islamiche

Bastone contro i terroristi e carota per gli esponenti più moderati delle corti islamiche è la tattica degli americani per pacificare la Somalia. Lunedì aerei Usa hanno compiuto per la seconda volta un raid nel sud del paese, contro sospetti elementi di Al Qaida. Poche ore dopo l’ambasciatore americano a Nairobi incontrava Ahmed Sharif Ahmed, uno dei leader «moderati» delle Corti islamiche, che si era consegnato alle autorità del Kenya dopo il crollo dei talebani somali.
La notizia dell’attacco aereo Usa è stata confermata ieri dal Pentagono, senza fornire dettagli sull’azione. Nel mirino doveva esserci un sospetto terrorista di Al Qaida, come nel primo raid dell’8 gennaio quando sarebbero stati uccisi due elementi di spicco della rete fondata da Osama Bin Laden. I bombardamenti sono avvenuti, secondo fonti locali, nella zona di Ras Camboni, il promontorio dove sorge una base della marina somala fin dai tempi del dittatore Siad Barre, e a Kulbiyow. La Cnn ha sostenuto che dopo i raid un’unità dei corpi speciali è scesa a terra con un’operazione elitrasportata per rendersi conto degli effetti dell’attacco. Forse per recuperare il Dna delle vittime per identificarle con certezza.
I due obiettivi si trovano nel sud del paese, nella zona al confine con il Kenya dove si sono nascosti i resti delle corti islamiche, sconfitte dal governo somalo riconosciuto dalla comunità internazionale e dalle truppe dell’Etiopia. L’area è l’unica del paese con fitte foreste, ma i satelliti e gli aerei spia Usa devono avere comunque scoperto i nascondigli. I super ricercati di Al Qaida nel Corno d’Africa che avevano ottenuto protezione dalle corti erano quattro: Salah al Salah, Abdallah Ahmed Abdallah, Abdallah al Sudani e Fazul Abdallah. Tutti coinvolti negli attentati contro le ambasciate americane a Nairobi e in Tanzania del 1998, un albergo a Mombasa e un aereo israeliano in decollo dal Kenya nel 2002. Il pesce più grosso è Fazul, l’imprendible terrorista originario delle Comore con una taglia di 5 milioni di dollari sulla testa. A Mogadiscio era responsabile dell’intelligence delle corti, sotto il falso nome di Ahmed Hassan.
Dopo il secondo attacco, l’ambasciatore americano a Nairobi, Michael Ranneberger, ha incontrato l’esponente moderato delle corte islamiche, sheik Ahmed Sharif, che si trova sotto il controllo della polizia in un albergo della capitale kenyota. Il rappresentante di Washington ha chiesto a Sharif di rinunciare alla violenza ed unirsi al processo di riconciliazione somala in cambio di un ruolo nel futuro del paese. A Mogadiscio, però, non mancano i colpi di coda dei talebani somali, nonostante sia iniziato un ritiro di facciata delle truppe etiopi con i primi 200 soldati diretti verso casa.

Ieri colpi di mortaio hanno colpito l’aeroporto, mentre era in arrivo una delegazione dell’Onu. Non è chiaro se l’obiettivo fossero proprio i rappresentanti delle Nazioni Unite, scortati via incolumi, oppure il primo ministro somalo, Mohammed Gedi, atteso all’aeroporto.

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