Roma - A Palazzo Grazioli si va avanti a ritoccare e limare fino a tarda notte. Dopo il discorso «congressuale» di venerdì, infatti, oggi Berlusconi è più che deciso a fare un intervento di prospettiva. Proiettato sul futuro del Pdl e del governo, certo, ma pure alla sfida delle amministrative e delle europee, che per il neonato Popolo della libertà saranno un test decisivo.
Un Berlusconi, dunque, che svestirà - anche se non completamente - i panni indossati
negli ultimi due giorni alla Nuova
Fiera di Roma, dove ha concesso davvero
poco alle performance che normalmente
caratterizzano i suoi interventi pubblici.
Inizierà ringraziando i delegati per la sua
elezione a presidente del Pdl, ripercorrerà
brevemente i punti salienti dell'intervento
di venerdì e tornerà a citare la carta
deivalori del Ppe come punto di riferimento
del Popolo della libertà. Poi parlerà del
futuro: del governo (con breve excursus
sull'azione dell'esecutivo in questi dieci
mesi), della «nostra maggioranza» (sottolineando ancora la necessità di decisioni veloci) e del Pdl. Il Popolo della libertà, dirà Berlusconi, deve essere «la fucina di idee nuove e vincenti». Per cambiare l'Italia, saranno le
parole del Cavaliere. Deciso però a galvanizzare i seimila e passa delegati anche in vista della tornata elettorale di giugno.«Parlerò delle cose concrete- spiegava ieri sera ai suoi collaboratori - che
servono a cambiare il Paese,ma anche della
necessità che le decisioni possano finalmente essere
prese velocemente, al passo con i tempi. Come succede negli Stati Uniti, dove Obama ha ottenuto il via libera al
piano Geithner in poco più d'una settimana».
Con Fini la sintonia sarà massima. Perché, diceva ieri in privato al leader di An, «in molti, molti passaggi il tuo discorso
sembrava quello che avevo in mente per domani». Soprattutto sul fronte riforme. Insomma, se è difficile che il premier dica sì tout court a quella «stagione costituente» invocata dal presidente della Camera, è certo, invece, che Berlusconi raccoglierà in toto l'appello sulle riforme. Il presidenzialismo non dovrebbe essere argomento di discussione, mentre il Cavaliere
darà una spinta decisa su tre fronti: dimezzamento del numero dei parlamentari, aumento dei poteri del premier e Senato delle Regioni. Richiamo, quest'ultimo, che dovrebbe avere anche un effetto distensivo sul Carroccio dopo che ieri Fini ha lanciato l'affondo sul referendum elettorale.
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