Olmert congela il ritiro dalla Cisgiordania

Il premier dà priorità alla ricostruzione della Galilea colpita dai razzi hezbollah

da Gerusalemme

È la prima vittima collaterale, sul fronte politico, della guerra in Libano: il grande piano di ritiro dalla Cisgiordania, cavallo di battaglia di Ehud Olmert alle politiche israeliane della primavera scorsa, per ora torna nei cassetti.
Fonti vicine al premier israeliano hanno confermato ieri che il «piano di convergenza», come è stato battezzato da Olmert, non è più per il momento una priorità del governo. Non sarà attuato in un «futuro prossimo», ha confermato il ministro Meir Sheetrit.
Sulla scia del suo predecessore Ariel Sharon, che l’anno scorso aveva condotto in porto lo storico, e doloroso per Israele, ritiro da Gaza con lo smantellamento di tutte le colonie ebraiche, il piano di Olmert prevede l’evacuazione della maggior parte degli insediamenti in Cisgiordania, il parallelo consolidamento di alcuni blocchi di popolamento ebraico vicino a Gerusalemme, e la definizione entro il 2010 delle frontiere definitive a est di Israele.
Ma la deludente campagna libanese ha reso tutto molto più difficile. Stando al quotidiano Haaretz, Olmert ha deciso che il piano per ora sarà messo da parte perché il governo deve dedicarsi alla nuova numero uno, la ricostruzione del nord del Paese martellato per un mese dai razzi katiuscia sparati da hezbollah. È probabile anche che il premier, la cui popolarità è ora a minimi storici, non intenda assumere il rischio di andare a uno scontro con una fetta importante dell’opinione pubblica, diventata allergica al termine «ritiro unilaterale».
Il ritiro dal Libano del 2000, come quello da Gaza l’anno scorso, al prezzo di dolorosi sacrifici, non hanno portato la pace a Israele. Anzi, nel Libano Sud i fortini abbandonati dallo stato ebraico sono diventati capisaldi di Hezbollah, mentre a Gaza le cittadine degli ex coloni sono ora campi di addestramento per i gruppi armati palestinesi, i cui razzi Qassam possono colpire anche la città di Ashqelon. Non è quindi il momento di risfoderare il ritiro dalla Cisgiordania. Nel Paese cresce la sfiducia verso il premier e verso il suo ministro della Difesa Amir Peretz, che la maggioranza degli israeliani vorrebbe si dimettesse.


Intanto, i libanesi accusano gli israeliani di aver compiuto una serie di raid aerei nella valle della Bekaa. Ma un reporter della Reuters in zona afferma che i caccia israeliani hanno sorvolato la valle della Bekaa e sono stati presi di mira dalla contraerea, ma non hanno risposto al fuoco.

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