Onu, sì alla moratoria sulla pena di morte

È arrivata in zona Cesarini, ma è arrivata. Da ieri la bozza di risoluzione per la moratoria sulla pena di morte è depositata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. C’è arrivata nell’ultimo giorno utile grazie alle firme di 72 Paesi e al complesso lavoro dell’Italia costretta a cercare un arduo compromesso tra quanti pretendevano un testo per la totale abolizione della pena capitale e chi s’accontentava di posizioni meno oltranziste.
La difficile intesa rischiava di impedire la messa a punto del documento nei tempi stabiliti facendo slittare la presentazione della mozione alla prossima sessione dell’Assemblea. Ma all’ultima ora il testo, hanno fatto sapere fonti del Palazzo di Vetro, è stato approvato, firmato e depositato. Da oggi la mozione è dunque all’ordine del giorno della terza commissione dell’Assemblea, responsabile dei diritti umani. La risoluzione, presentata formalmente da Nuova Zelanda e Brasile, dovrebbe arrivare al voto tra il 14 e il 29 novembre. Il ritardo dovuto all’esigenza di mettere d’accordo 72 Paesi potrebbe rivelarsi un vantaggio all’atto dello scrutinio. L’accordo tra un numero così elevato di nazioni potrebbe rendere più facile il raggiungimento della soglia dei 97 voti necessari per l’approvazione.
La notizia della presentazione del testo ha avuto un autentico effetto liberatorio per Emma Bonino, scoppiata a piangere subito dopo l’annuncio della notizia ai Congresso radicale in corso a Padova. L’interminabile applauso dei sostenitori ha premiato l’impegno del ministro per le Politiche comunitarie reduce da tre difficilissimi giorni al Palazzo di Vetro. Durante quelle 72 ore di diplomazia sul filo del rasoio, la Bonino ha speso tutte le sue energie per ricucire le divergenze tra Belgio e Olanda, capofila dell’oltranzismo abolizionista.
Nuova Zelanda, Brasile, Filippine e Messico proponevano modifiche al testo della risoluzione che mettessero in secondo piano l’obiettivo d’una completa eliminazione della pena di morte. La Bonino si era subito detta convinta che le modifiche sponsorizzate dai neozelandesi fossero «perfettamente accettabili».
La risoluzione, nonostante le battaglie condotte intorno al suo testo, resta infatti un messaggio politico assolutamente non vincolante per la comunità internazionale. L’Italia, lavorando dietro la presidenza portoghese, aveva cercato di presentare una bozza europea allargabile a una settantina di altri Paesi. Proprio l’idea di un compromesso con i cosiddetti “co sponsor” aveva provocato la levata di scudi degli abolizionisti facendo temere un fallimentare ritardo.

«Il tempo stringe», aveva ricordato la Bonino, riferendosi alla necessità di far votare la risoluzione durante l’attuale Assemblea Generale. «Non è il momento di fare ideologia, di purezze e di bandiere - aveva ammonito -, ma di superare le rigidità per non far fallire l’iniziativa».

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