Ora a far sognare è il candidato repubblicano

In un confronto senza errori il senatore dell’Arizona è stato più spigliato e ha sedotto la platea, mentre il rivale appariva rigido e meno incisivo

E dire che si vogliono bene. John McCain e Barack Obama si stimano, davvero. Bastava osservarli l’altra sera sul palco montato nella chiesa di un noto predicatore evangelico, Rick Warren. I due candidati alla Casa Bianca sono rimasti assieme per pochi secondi e i loro occhi brillavano. Il protocollo prevedeva una stretta di mano, ma loro si sono abbracciati, commossi. Assieme formerebbero la coppia ideale: il politico con i capelli bianchi, saggio, esperto, affidabile; il giovane di colore che abbatte i muri razziali e dà voce all'elettorato giovane e cosmopolita. I due volti perbene di un Paese, che ha voglia di ripartire, lasciandosi alle spalle il dolore dell'11 di settembre, gli errori di Bush, l’angoscia per la crisi economica. Una nuova America; anzi, la vecchia America, fedele a se stessa, che, da sempre, sa dare una possibilità di riscatto a chi sbaglia, cominciando proprio da sé.
Il dream team rimarrà tale, un sogno. Ma ora il duello per la Casa Bianca assume un sapore diverso e non solo perché McCain ha vinto nettamente all'applausometro. Di fronte agli evangelici chi si oppone all’aborto, senza se e senza ma, trionfa. I sondaggi lo confermano: oggi il candidato repubblicano otterrebbe quasi il 70% dei voti dell'elettorato religioso, minoritario ma decisivo in molti Stati chiave. La novità, però, è un'altra. Sabato notte, il Paese ha scoperto un altro McCain, forse il vero McCain e, specularmente, un altro Obama, meno seducente del solito. Sia chiaro: il candidato democratico se l’è cavata bene, non ha commesso errori, ma è stato al di sotto del suo standard; perché un conto è parlare da solo di fronte a migliaia di persone, un altro rispondere a domande non concordate e spesso non facili. In contraddittorio, Obama non dà il meglio di sé. Non è immediato nelle risposte, appare meno incisivo e seducente; timoroso di sbagliare e dunque rigido. In un’ora di intervista si è concesso una sola battuta. Troppo poco per un Paese che, invece, adora i motti di spirito.
Ed è qui che McCain ha avuto la meglio. Si è lasciato finalmente andare, apprendo disinvolto e al contempo sicuro delle proprie idee; ironico e commovente. Spesso anticipava le risposte, sintetico e preciso. Mai presuntuoso, sempre alla mano, eppure competente. Come piace agli americani. Le sue idee sono note da tempo, come d'altronde quelle di Obama; ma non saranno i programmi a fare la differenza. Conteranno più che mai le qualità personali dei candidati. L’America del 2008 invoca un presidente che sappia dar fiducia e nel quale identificarsi.

L’altra notte si è accorta che Obama non è l’unico in grado di far sognare. Quel signore con i capelli bianchi ha dimostrato una carica vitale che il Paese non conosceva o aveva dimenticato. L’esperienza non è la sua unica virtù.

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