A difesa dei colleghi interviene il presidente dell’Anm, Giuseppe Gennaro, per il quale «i magistrati non fanno altro che applicare le leggi», e che, pur rendendosi conto dello stato d’animo dei parenti delle vittime, ribadisce che «è difficile giudicare a distanza senza consultare gli atti».
Punta il dito sui magistrati anche Daniele Capezzone della Rosa nel Pugno. Per il presidente della commissione Attività produttive della Camera «se un magistrato sbaglia con dolo (cioè malafede) o con colpa grave (cioè con evidente negligenza) è giusto che paghi, e paghi in modo pesante e diretto». L’ex-segretario radicale punta a rilanciare «quella responsabilità civile dei magistrati che, nonostante i pronunciamenti referendari degli italiani, è stata attenuata per non dire cassata».
E toni duri usa il senatore ulivista Lello Palumbo, che parla di «scelte giudiziarie superficiali e prive di rigore giuridico». Un atto d’accusa verso la magistratura arriva dall’ex ministro della Giustizia Giuliano Vassalli: «La discrezionalità non può essere a senso unico - sostiene il padre dell’attuale codice penale -, perché discrezionale è anche decidere di tenere dentro, non solo di scarcerare».
Dati poco confortanti vengono forniti dal presidente della commissione sulla riforma del codice penale Giuliano Pisapia, deputato indipendente del Prc, sulla mancata certezza della pena: «Tra il 1996 e il 2006 sono stati inflitti 850mila anni di detenzione in carcere che non sono stati scontati. Una media di 85mila l’anno». Intendono presentare una legge tendente a vietare la libertà provvisoria per un elenco preciso di reati anche Gianni Alemanno ed Edmondo Cirielli di An, mentre Pier Ferdinando Casini dell’Udc sostiene che il problema non sono le leggi, ma la loro applicazione: «Troppa indulgenza da parte dei giudici non è tollerabile». E Rocco Buttiglione dell’Udc accusa: «Alcuni magistrati danno l’impressione di stare dalla parte dei delinquenti più che dei cittadini onesti. Così si approfondisce il fossato tra magistratura e società». Parla di due pesi e due misure, Gianfranco Rotondi della Dc che accusa i magistrati di non avere sempre comportamenti lineari: «È un sistema sballato con alcuni giudici tolleranti rispetto a certe situazioni e rigidissimi rispetto ad altre».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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