Orari e fermate, un tram chiamato desiderio

Così intelligenti che ogni tanto sembrano stupide. Alla fermata di corso XXII Marzo angolo viale Mugello, c’è una bellissima palina elettronica con tanto di visore che indica quanti minuti occorre aspettare il tram 27 o i bus 45 e 73. «Peccato - dice uno studente in attesa - che non ci sia nessun cartello che elenchi le fermate dei tre mezzi da capolinea a capolinea». Un caso isolato? Purtroppo no. Nemmeno alla fermata opposta, quella di viale Corsica angolo Mugello, la palina conosce il percorso che farà il 27 fino in centro, declassandolo a tram senza meta.
Gli avvisatori elettronici che a Milano stanno soppiantando i semplici e funzionali cartelloni gialli e bianchi di fermata si chiamano Bus Stop. Sono composti da un palo a forma di mazza da golf di colore rosso-magenta che sostiene una scatola grigia con dentro un display nero illuminato da led arancioni. Il display fornisce ai passeggeri informazioni elaborate da una sala-controllo centralizzata. Molto utile, quando funziona. Peccato che il sistema abbia il suo piccolo tallone d’Achille proprio nell’informazione cartacea che sta alla base del palo e che dovrebbe indicare il percorso di tram e bus. Qualche altro esempio? Alla fermata di corso di Porta Ticinese angolo XXIV Maggio la bacheca in plastica che riporta orari e fermate del 3 in direzione San Gottardo è stata addirittura asportata dalla palina. Non va meglio al bus 94: la fermata di Francesco Sforza angolo corso di Porta Romana ha in bacheca gli orari ma non il percorso del mezzo; paline smemorate anche in corso di Porta Romana angolo Francesco Sforza (tram 16 e 24), in via Dante angolo San Prospero (tram 16 e 19)e in piazza Tricolore all’altezza del civico numero 4 (bus 54 e 61). Non sono che alcuni casi tra i tanti di omessa informazione che affliggono le paline intelligenti. Tanto che chi usa i mezzi pubblici a volte rimpiange i classici pali arancioni: un sistema ormai troppo antiquato per la Milano informatizzata e cablata?
Anche dove orari e percorsi stanno lì, belli ordinati sotto i display elettronici, spesso è come se non ci fossero: impossibile decifrare il testo tra scarabocchi, adesivi, annunci vari la cui rimozione costa mediamente al contribuente 140 mila euro all’anno: «È così difficile - si chiedono alcuni milanesi - cogliere sul fatto gli imbrattatori?». «Era così difficile - si chiedono altri - progettare spazi di servizio meno raggiungibili dai soliti forzati del micromarketing da strada?» Non è tutto: «Il carattere tipografico con cui sono stampati orari e fermate - dice un passeggero di mezza età - è troppo piccolo: personalmente - prosegue - se di giorno riesco ancora a leggerlo, di sera non lo vedo più». «Garantire ai milanesi mezzi puntuali, puliti e sicuri - ribadisce spesso Elio Catania presidente e amministratore delegato di Atm - mi sembra il minimo che si possa fare».

E ancora sottolinea con forza: «La manutenzione è una delle competenze chiave dell’azienda». Giusto. Perché allora non cominciare proprio dalle piccole cose che, come l’apposizione delle tabelle di percorso su tutte le paline, sono rimediabili con poca spesa e tanta resa?

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