Ore 3.40: rissa e arresti dopo la discoteca

I ragazzi coinvolti nella maxi-zuffa di via Ripamonti giudicati oggi per direttissima

Nottata piuttosto movimentata quella di sabato per un gruppo di sedici ragazzi milanesi tra i 16 e i 20 anni e i loro genitori. Tredici di questi giovani - tutti studenti e tutti incensurati - hanno passato la scorsa notte a San Vittore e stamattina saranno processati per direttissima con l’accusa di rissa aggravata, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, mentre altri tre - i minorenni - sono stati denunciati a piede libero per gli stessi reati (uno di loro, il più scalmanato, è accusato anche di minacce e oltraggio) e riaffidati ai genitori. Erano le 3.40 dell’altra notte, infatti, quando i poliziotti, impegnati in una serie di controlli in zona Ripamonti, hanno sorpreso il gruppo di giovani in via Pietrasanta, nel parcheggio della discoteca «Magazzini Generali» mentre se le davano di santa ragione, con calcioni e pugni. E quando i poliziotti sono intervenuti per tentare di calmarli, all’inizio non c’è stato verso di farli smettere.
«Non riuscivamo a placarli - spiegano gli agenti delle volanti giunti sul posto -. In molti hanno continuato a picchiarsi senza degnarsi di darci retta, come se noi non esistessimo. Altri hanno cominciato a insultarci a più non posso: qualcuno non ha smesso nemmeno durante il tragitto verso la questura, quando li abbiamo portati nella camera dei fermati».
Il bilancio finale, arresti e denunce a parte, ha avuto un seguito anche al pronto soccorso dell’ospedale Policlinico. Dove la polizia ha dovuto accompagnare due dei sedici ragazzi, un 20enne e un 17enne, rimasti feriti durante la rissa nel parcheggio. Mentre il maggiorenne se la caverà con due giorni di prognosi per una contusione a una mano, l’altro è stato ricoverato in osservazione a causa di un trauma cranico e di una contusione al setto nasale.
Quando i genitori dei ragazzi coinvolti sono stati avvertiti di quanto era accaduto, sono corsi in questura. E ieri mattina, alle 11, affollavano ancora l’ingresso di via Fatebenefratelli 11. Lì, al corpo di guardia della questura, i poliziotti cercavano di calmare madri e padri che reclamavano i loro figli e chiedevano che cosa ne sarebbe stato di loro, dopo che avevano passato la notte nella camera dei fermati, tra viados ed extracomunitari.
«Che cosa avrà mai fatto mio figlio di così grave da essere trattato come un delinquente?» sbottavano alcuni padri molto risentiti.

«Il mio è un bravo ragazzo - sosteneva una signora molto alterata per il “trattamento” riservato al suo ragazzo -. Ha 19 anni e il sabato sera non torna mai più tardi delle 4.30». Difficile spiegare a queste famiglie che i loro «bravi figlioli» nel pomeriggio sarebbero stati portati a San Vittore per passarci la notte.

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