Palazzo Koch gioca d’anticipo e si prepara all’autoriforma

È questa la linea concordata ieri tra Fazio e il consiglio superiore di Via Nazionale. Previsto il mandato a termine e un periodo di transizione

Anna Maria Greco

da Roma

Antonio Fazio resiste dentro Fort Koch assediato. Il governatore di Bankitalia dice no alle dimissioni e no all’autosospensione con la reggenza del direttore generale Vincenzo Desario, ma gioca anche d’anticipo su governo e Parlamento preparando un’autoriforma che preveda il mandato a termine e un periodo di transizione per se stesso. E lo fa con il Consiglio superiore di Bankitalia, l’unico che ha il potere di aprire la procedura per mandarlo a casa. Sembra un astuto modo per assicurarsi la sua fedeltà.
Per questo nel pomeriggio Fazio incontra tre componenti del Consiglio superiore di Bankitalia, che almeno in teoria potrebbero diventare suoi Grandi Accusatori. Sono l’ex-presidente della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, Emilio Nuzzo del collegio sindacale e il consigliere anziano, l’avvocato torinese Paolo Emilio Ferreri. Proprio a quest’ultimo il governo potrebbe richiedere una convocazione straordinaria dell’organismo per aprire la procedura di revoca del governatore. E con Ferreri martedì ha parlato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, al quale Fazio aveva appena ripetuto la sua indisponibilità a fare un passo indietro. Se voleva sondare le acque sulla possibilità che la maggioranza dei due terzi del Consiglio sfiduciasse il governatore, dev’essere tornato con brutte notizie a Palazzo Chigi. E infatti il membro anziano del Consiglio ha detto al Wall Street Journal Europe: «Non ci sono le condizioni per convocare il Consiglio superiore». Resta in calendario la riunione fissata come d’abitudine l’ultimo giovedì del mese, il 29 settembre.
«Un incontro di routine», dicono da Bankitalia. Ma la verità è che ieri il governatore avrebbe trovato il modo per garantirsi la gestione della riforma e un’uscita di scena solo dopo aver messo la firma sulle nuove regole, senza «accollarsi responsabilità che non sente proprie». Il Consiglio superiore potrebbe avviare formalmente un rapido processo di riforma, anticipando di fatto i tempi dell'iter parlamentare del disegno di legge sul risparmio.
Dalle indiscrezioni che filtrano da Palazzo Kokh sembra che Fazio abbia ribadito l’intenzione di non dimettersi né autosospendersi e abbia messo alla prova la fedeltà del «suo» Consiglio. Al quale ha offerto la possibilità di scrivere quella riforma che la maggioranza ritiene necessaria. In Ferreri, Mirabelli e Nuzzo, Fazio avrebbe trovato il sostegno che gli serve a scongiurare l'ipotesi di un'autoconvocazione del Consiglio per avviare le procedure di revoca. Ora il governatore sembra sicuro di aver in pugno il collegio. I suoi 13 componenti sono stati in gran parte nominati da lui, che guida Bankitalia dal 1993 e solo pochi tra avvocati, docenti universitari e industriali sarebbero insoddisfatti della sua monarchica gestione.
L’avvio dell’autoriforma di Bankitalia sarebbe anche un modo per svuotare quella prevista dall'emendamento che il governo presenterà al disegno di legge sul risparmio.


Se il governatore è riuscito in questa strategia ha messo palazzo Chigi in una situazione ancor più difficile. Con l’appoggio del Consiglio superiore Fazio potrà continuare a ignorare i tentativi politici di moral suasion e la pressione dello sciopero annunciato dai dipendenti di Bankitalia.

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