Sicilia, il Cdm impugna la legge sul taglio dei vitalizi

La Corte costituzionale dovrà pronunciarsi in merito alla legge sui vitalizi in Sicilia. I giudici dovranno esprimersi sul conflitto di competenze tra lo Stato e la Regione

La Sala d’Ercole è il luogo nel quale si riuniscono, dal 1947, i deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana
La Sala d’Ercole è il luogo nel quale si riuniscono, dal 1947, i deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana

La legge sul taglio dei vitalizi della Regione siciliana è stata impugnata dal Consiglio dei ministri. Secondo il Cdm, alcune disposizioni riguardanti i trattamenti previdenziali e i vitalizi del presidente della Regione, dei consiglieri e degli assessori regionali siciliani, violano il principio di uguaglianza e ragionevolezza, sancito dall'articolo 3 della Costituzione, nonchè i principi di coordinamento della finanza pubblica e di leale collaborazione, principi sempre sanciti dalla Costituzione, con gli articoli 117 (terzo comma) e 120.

Adesso sarà la Corte costituzionale a pronunciarsi in merito alla legge sui vitalizi in Sicilia. I giudici dovranno esprimersi sul conflitto di competenze tra lo Stato e la Regione, che ha approvato lo scorso 28 novembre la legge poi entrata in vigore il primo dicembre. Quello che il Consiglio dei ministri contesta alla legge regionale non è l'ammontare del taglio ai vitalizi dei parlamentari dell'Assemblea regionale siciliana, ma il fatto che la norma imponga un limite temporale di 5 anni a queste riduzioni. La legge, nelle sue parti contestate, non entra in vigore. Si tratta di due commi, per la precisione il 12 ed il 13 del primo articolo, che contengono anche il calcolo economico dei tagli. Almeno per adesso non c'è stata alcuna presa di posizione da parte del Governo della Regione, che ha due possibilità: o resistere di fronte alla Consulta e difendere la norma o anticiparne il giudizio, proponendo all'Assemblea regionale siciliana una modifica che renda strutturali i tagli.

"Avevamo immaginato che questa cosa sarebbe potuta accadere. La presidenza del Consiglio dei ministri ci aveva chiamato due giorni fa chiedendoci chiarimenti sull'aspetto della temporalità, cioè sul fatto che il provvedimento duri solo cinque anni. In effetti i rilievi potrebbero avere un senso". A dirlo all'Adnkronos è il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, a proposito della decisione del Cdm di impugnare la legge sul taglio dei vitalizi, varata da Sala d'Ercole nei mesi scorsi dopo un lungo dibattito. "Se avessimo fatto una norma che prevedeva un contributo di solidarietà allora mettere un tempo, una scadenza, era giusto - puntualizza Micciché - Avendo di fatto modificato i parametri, il meccanismo dei vitalizi, allora fissare il limite dei cinque anni potrebbe non avere senso. Lo vedremo, non è un grosso problema. L'importante, e potremo saperlo appena vedremo le carte, è che l'impianto della legge abbia retto".

"Ora spetta al presidente della Regione decidere se opporre resistenza. Noi la legge per adesso non la cambiamo. Se il dubbio del Cdm è sulla temporalità, la legge resta, comunque, valida. Già lo è adesso, siamo al secondo mese di tagli dei vitalizi come stabilito dal ddl", ha aggiunto Miccichè.

Le opposizioni attaccano

"E dire che Miccichè era andato a Roma dal ministro Boccia per sincerarsi della legittimità della legge-truffa che l'Ars stava varando, evidentemente avrà sbagliato citofono e ora per salvaguardare i privilegi di pochi, a rischiare grosso sono tutti i siciliani, a causa del taglio ai trasferimenti statali alla Regione. Immaginiamo che Miccichè porti subito in aula i correttivi per evitare che a pagare il danno siano tutti i siciliani".

Ad affermarlo sono le deputate Jose Marano e Angela Foti, componenti della commissione vitalizi dell'Ars del M5S, il gruppo che ha alzato le barriere in commissione e in aula contro "la legge-truffa varata dal'Ars, che ha prodotto un taglio irrisorio ai vitalizi e solo per 5 anni".

"Lo abbiamo detto in tutte le salse - dicono le due deputate - che si stavano truffando i siciliani, che ora per colpa della difesa ad oltranza di un privilegio inaccettabile rischiano di pagarla cara in termini di riduzione di servizi, che già sono ridotti al lumicino. Vogliamo comunque credere che Miccichè faccia l'ennesima ammissione di colpa e porti immediatamente in aula i correttivi per evitare ulteriori danni. Era lapalissiano che questa legge non andava bene, specie per quanto riguarda il carattere di temporaneità, proprio quello che, soprattutto, ha determinato l'impugnativa e che noi abbiamo cercato di eliminare in tutti i modi con un emendamento ad hoc che non ha avuto fortuna".

"É brutto dire - afferma il capogruppo 5 Stelle, Giorgio Pasqua - lo avevamo detto, specie se a correre seri rischi sono i siciliani. Purtroppo, tutti i nostri appelli al buon senso si sono rivelati inutili.

Evidentemente la voglia di salvare questo odioso privilegio è stata più forte di tutto: non solo tutti i partiti hanno operato per tagliare pochissimo e solo per 5 anni, ma ironia della sorte, sono riusciti pure ad aumentarsi le pensioni. Miccichè ora ha la possibilità di metterci una pezza, si cosparga il capo di cenere e porti urgentemente un nuovo testo decente in aula. I siciliani lo stanno guardando".

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