Pannella: «Così ho convinto i Paesi arabi»

«Hanno capito che il mio non era un bluff quando ho digiunato per Saddam Avremmo potuto vincere già nel ’94 se non si fosse opposta la lobby europea»

da Roma

Entra nell’antro radicale nel giorno in cui si celebra un’altra vittoria impossibile e nel salone ci sono tutti. Dal più anziano militante - Sergio Stanzani, in sedia a rotelle ma inossidabile e gasatissimo - al più giovane (Juan dell’associazione Luca Coscioni), da Emma Bonino a Francesca Mambro (di Nessuno Tocchi Caino) che da ex militante Nar si diverte a gelare tutti con una battuta hard: «Questa coccardina bianca-rossa-nera della moratoria la metto perché ha gli stessi colori del Terzo Reich... Oooh... Scherzo!». Entri a via di Torre Argentina, e trovi come sempre Marco Pannella nel suo ufficio-sala riunioni, con un cimitero di sigarette nel portacenere. Dice che è «felice come una Pasqua», ma già sogna nuove imprese: «La parola d’ordine è: l’anno prossimo a Gerusalemme!».
Ovvero?
«Guarda, il Dalai Lama torna il 19 a casa, e io vado a trovarlo al più presto perché la prossima grande battaglia, per me, è la libertà del Tibet».
Ma come, neanche un minuto di riposo?
«Ho detto molte volte che se perdevamo dovevamo andare alle Bahamas. Se vinci c’è un nuovo lavoro che ti aspetta».
Ma è vero che c’è lo zampino dei radicali, oppure è la vostra solita abilità mediatica?
«Guarda, io ho fatto poco, il merito è degli altri».
Ma lei qualcosa ha fatto...
«Sì, sai cosa? Il digiuno per Saddam che ha convinto i Paesi arabi che non era un bluff».
Avete ringraziato gli Esteri?
«Abbiamo lavorato in stretto contatto con la Farnesina. Così come lo avevamo fatto, gomito a gomito, con Berlusconi. Uno che ad esser sinceri ci ha creduto moltissimo. La verità è che dovevamo vincere già nel 1994».
... Ma non ci riusciste.
«Battuti, per soli 8 voti!».
E stavolta?
«Ti posso citare un nome: Aldo Aiello, un ragazzo radicale di nemmeno 65 anni, l’ex collaboratore di De Martino, uno che è andato a pescare nei cessi i delegati dei Paesi perché votassero... bene».
Diplomazia radicale?
«Vedi questo stanzino alle mie spalle? Ci sono quattro libroni pubblicati da Nessuno tocchi Caino, con l’inventario di tutti i Paesi e la loro posizione. A molti abbiamo fatto cambiare posizione noi!».
Il luogo comune è che i nemici della moratoria fossero i Paesi del Terzo mondo...
«Ed è davvero una balla colossale, una bufala mediatica».
Costruita da chi?
«Dai veri nemici della moratoria»
Ovvero?
«Gli stronzi europei con l’alibi fondamentalista».
Prego?
«Quelli che dicevano: “O abolizione totale o niente”...».
Perché erano più radicali di voi?
«Seeeeeh, a bello! Perché in realtà preferivano niente».
E chi erano i registi?
«Insomma, lo sanno anche i sassi che ad affondarci, nel ’94, fu una lobby europea. Venti dei ventisette Stati che organizzarono la... resistenza passiva erano nel Vecchio continente o nei dintorni!».
Perché?
«Mah, nel 1999 io mi convinsi che fossero stati gli inglesi».
E come mai?
«Forse con la malintesa idea di aiutare gli americani».
Per un illuminista, gandhiano, non-violento liberale e libertario, uno Stato che vuole la pena di morte cos’è?
«Una civiltà diversa dalla mia».


Pannella politically correct?
«Credevi che un vecchio radicale come me pensasse di partecipare a una battaglia dei civili contro i barbari?».
È una vittoria simbolica?
«Tutte le vittorie simboliche sono vittorie vere».

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