Paolo Conte sul palco degli Arcimboldi

Il cantautore piemontese sul palco del teatro degli Arcimboldi di Milano 

Paolo Conte sul palco degli Arcimboldi

Milano - Ama le donne, non ha mai letto la Bibbia e porta sempre in viaggio il suo pigiama, ma su tutto si può dire tranne che non tratti il tema dell’amore. Ancora una volta Paolo Conte, cantautore doc, ieri sera alla sua prima al Teatro degli Arcimboldi alla Bicocca (seguiranno altre cinque repliche e poi la tournèe a Londra), ha dato prova di essere un grande musicista e un vero poeta, magari un po’ meno un show man alla francese, ma per chi volesse voderlo può ancora prenotarsi allo 02.641142212, ingresso 30/60, inizio spettacolo ore 21). Il cantautore piemontese ha intrattenuto un pubblico di ragazzi e vecchi aficionados intervallando canzoni del vecchio repertorio con quelle del nuovo cd “Nelson” che l’avvocato astigiano porta in tournée anche per l’Europa, accompagnato da un ‘Orchestrina (“del mio cuor”) composta da dieci bravissimi musicisti. Tra una battuta e l’altra Conte ha detto prendendo in giro i francesi “che le palle ancora gli girano”, come la canzone di Jannacci ben intrerpretata dal maestro dice.

Una Prima agli Arcimboldi di grande calore di pubblico, specie per il secondo tempo, quando la voce del cantautore si è fatta più nitida e il ritmo ha preso a circolare anche tra il pubblico. E nonostante una scenografia da piano-bar, vecchia maniera, Conte si è sforzato di modernizzare le suonate e di intrattenere il suo pubblico in un teatro forse un po’ dispersivo per il suo genere. Le cadenze irregolari e la forma tutta personalizzata sono il segno di chi ha qualcosa ancora da dire e la fa con tutto il cuore e la passione di chi aveva scelto Legge come professione ma che si è trovato un nuovo abito ben adatto al suo essere. Guai se l’Italia non avesse avuto Paolo Conte, con le sue melodie, il suo cantare “distratto”, la voglia di interiorizzare sentimenti comuni e umani, sentimentali persino all’eccesso. C’è chi con il romanticismo ci campa e lo ha fatto in grande stile a partire dai grandi chansonnier francesi che con una lenta hanno saputo cogliere quei particolari di vita assolutamente insignificanti che sono diventati grandi storie, come in questo caso in una cornice fatta di jazz. Perché “Nelson”, il titolo del suo nuovo cd? Semplice, è dedicato al suo cane tanto amato, scomparso due anni fa, proprio di razza francese.

Fanno da colonna sonara in quelle musiche tanto Novecento, storie, come dicevamo di ordinaria umanità mischiate ad un esoterismo “nostrano”, fatto di camicie awaiane, ruvido, sincero, spoglio, naif, ma carico di dolcezza e sentimento. Storie di cieli, di lune, di massaggiatrici, di bambini intelligenti, di circoli all’inglese. Elenti e argomenti che ci fanno solleticare la domanda: ma chi è Paolo Conte, quale vita ha condotto? Grande seduttore come dice la canzone “..vengo a prenderti..” o sostenitore di “Guardane un'altra”? Timido, introverso, ma deciso e con le idee chiare. Di certo una persona che non ha paura di soffrire con tanta voglia di amare, di darsi a qualsiasi costo. “To be or not to be?”. Perché preferisce il suo aspetto sinistro? E come racconta “Scendo dal letto” o “Non salire sul letto” che cosa vuole e che cosa ha trovato nella sua ricca vita? Ma continua a sostenere che non sa nessuna poesia a memoria, innamorato di Art Tatum gli capita anche in certi momenti di pregare la Madonna. Eppure il suo film preferito è “Lo spaccone” e la cancone del cuore “Let’s Face the Music and Dance” (Berlin). Un segnale che ha voluta lanciare al suo pubblico, una parterre d’eccezione, è stato che non c’è più il tempo per “Le tertezze”. Ma a Conte non mancano i sogni. La sua capacità di andare oltre è straordinaria, perché non solo sa dipingere, ma la canzone che avrebbe voluto scrivere è “Stardust”, mentre sotto al doccia canta “Frisco Frisco”. E scherzosamente dice che la prima mossa per conquistare una donna è “guardarne un’altra”.Ma l’uomo che ha scritto per celentano e musicato “Azzurro” e che ama la lavanda dal profumo romantico e fresco, sempre volere sottolineare una mente da ragazzo, vivo, allegro proprio “da italiano in gita”: così “Bartali” di Jannacci da Lui cantata diventa un “da-da-dada”.

“Dolce milonga” e “Vieni via con me”, hanno lasciato tanta nostalgia e ancora un interrogatorio: “Perché per Conte il migliore modo di cantare è quello di stare seduto a un pianoforte? Lui risponde come sempre: “Per capire a fondo una Jaguar ci vuole una chiave inglese”. Nato sotto il segno del capricorno, il 6 gennaio del 1937 avvocato e musicista cela il fascino di chi dentro ha un mondo fatto di blues e di sentimenti profondi. Basta ricordare la bella canzone da lui scritta

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