Sordità infantile in primo piano. Domani alle 11, l'Auditorium Giovanni Paolo II della Pontificia Università Urbaniana di Roma, ospiterà il convegno organizzato dall'ospedale Bambino Gesù dal titolo «Percorso diagnostico e riabilitativo del bambino sordo», che vedrà attorno allo stesso tavolo esperti, medici del territorio, rappresentanti della comunità dei sordi e delle associazioni di genitori, per delineare insieme un modello di assistenza e cura condiviso, efficace e fruibile per i piccoli pazienti e per le loro famiglie.
Si parlerà di screening, diagnosi precoce e chirurgia di ultima generazione, con un servizio di traduzione simultanea in LIS-Lingua Italiana dei Segni e al microfono si alterneranno Giuseppe Profiti, presidente dell'ospedale Bambino Gesù, Alberto Villani, responsabile della Pediatria Generale del nosocomio, Pasquale Marsella, otorino laringoiatra della struttura, Alberto Ugazio direttore del Dipartimento Pediatrico e presidente della Società Italiana di Pediatria e Rocco Agostino, direttore dell'unità operativa di Pediatria, Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale dell'ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina. Proprio quest'ultimo è tra i fondatori di «Parlo Io», l'associazione che si batte per diffondere la conoscienza e l'uso dell'impianto cocleare in Italia e in Europa. Il professor Agostino affronterà il tema degli screening neonatali uditivi nei punti nascita pubblici, mentre il professor Marsella, a seguire, affronterà il tema dell'organizzazione del Centro dell'ospedale Bambino Gesù per la Diagnosi e Riabilitazione delle Sordità.
In effetti, proprio questa struttura, è il punto di riferimento nazionale per gli impianti cocleari, che creano condizioni nuove mai prima neanche immaginate per migliaia di bambini nati con ipoacusia profonda, che potranno grazie a questa sofisticata microtecnologia, godere dell'ascolto e della vita dei suoni e imparare a parlare come tutti gli altri bambini.
«L'impianto cocleare trasforma e trasmette i suoni direttamente al cervello - spiega il professor Rocco Agostino - e realizza così le condizioni "normali" del sentire, ascoltare e parlare. Tutte capacità essenziali per partecipare alla vita, per comunicare, per comprendere i discorsi, per percepire ed apprezzare la musica e non ultimo per orientarsi nel mondo dei mille rumori». «Parlo Io» è nata proprio con lo scopo di far conoscere l'impianto cocleare e di far uscire i problemi dell'ipoacusia dal circolo chiuso nel quale sono stati tenuti fino ad oggi. Spesso anche volontariamente dalle stesse famiglie. Partendo dal presupposto che studiare l'udito significa studiare «tutto» l'Uomo e affermando che nessun altro sistema può sostituire l'immenso valore dell'udito, l'associazione organizza incontri interdisciplinari e internazionali sugli aspetti scientifici che riguardano l'udito e l'impianto cocleare ed è impegnata in prima linea per migliorare l'esistenza di questi bambini.
Per sostenere «Parlo Io», compiendo un grande gesto di civiltà, si può donare il 5 per mille usando il codice fiscale dell'associazione 97542350588 e per ulteriori informazioni si può inviare una mail all'indirizzo info@parloio.net.
«Non c'è mai stato un tempo così teso a migliorare la vita di un bambino ipoacusico e ad aiutare i suoi genitori - sottoliea il professor Rocco Agostino -. Un bambino con impianto cocleare acquisisce la lingua allo stesso modo di chi è udente, attraverso l'ascolto. È quindi fondamentale, stimolare il piccolo a parlare, parlare, parlare. Un bimbo (entro 3 anni) che riceve un orecchio bionico, vivrà una vita nel mondo dei suoni e potrà comunicare e partecipare totalmente ad essa».
Scoprire che il proprio figlio non sente è totalmente fuori dall'ordinario, fa parte di quelle esperienze sconvolgenti della vita che incidono in maniera forte e ci si domanda se parlerà mai, perché lo sviluppo normale del bambino è favorevolmente influenzato dalla capacità di sentire e impoverito dalla sua mancanza. Una persona che sente con l'aiuto di un impianto cocleare o apparecchio acustico sviluppa e ha accesso ai centri uditivi del cervello allo stesso modo della persona udente. «L'impianto cocleare - conclude Rocco Agostino - è una tecnica realizzata con un intervento di microtecnologia che permette al suono, trasformato in impulsi elettrici, di stimolare direttamente il nervo acustico, bypassando l'organo uditivo non funzionante e assicurando la trasmissione di quasi tutti i suoni. Può dare risultati eccellenti ed è il momento centrale di un percorso che inizia con una diagnosi precoce. Proprio per questo è fondamentale lo screening neonatale, che permette un precoce intervento terapeutico. Ogni anno in Italia nascono 500 bambini ipoacustici, ovvero 1-2 ogni mille nati.
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