Dure critiche per loggi e pesanti avvertimenti per il prossimo domani circolano contro il vertice dei ds, dellUlivo e ai piedi del governo in carica. Le parole del professor Rossi, economista, parlamentare e riformista doc, esplodono come una bomba sul Corriere della Sera e sulla Stampa: «Un malessere profondo attraversa il partito. Se non si darà una raddrizzata riformista a questo governo e se i ds non decideranno finalmente che cosa sono cè il rischio che il malessere esploda. La spinta riformista nei ds si è esaurita».
Bene ha fatto il Giornale del 4 gennaio a dedicare una pagina e oltre a questo evento fuori dallordinario che fa, secondo Peppino Caldarola, già direttore dellUnità, della rinunzia alla militanza di Nicola Rossi «una perdita clamorosa e senza precedenti per la Quercia». Essa è infatti una profonda svolta non solo apertamente e clamorosamente, ma rivendica una correzione di linea che guardi lontano. «Gli aggiustamenti non bastano». Fassino e DAlema per ora non rispondono e appaiono interdetti e confusi. Una così radicale richiesta appare insolita e velleitaria anche per il partito postcomunista. È possibile avanzarla oggi nella situazione attuale in cui non vi è un partito in grado di accoglierla? Listanza liberale è una chimera che viaggia fuori dagli orizzonti del partito già ex comunista e che fa fatica a liberarsi dalla ideologia statalista e accentratrice. Anche nel governo cattolico Prodi che per la verità in politica è un «dossettiano», ossia contrario al Concilio vaticano II e alla politica dei due Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II, non si trova traccia di un autentico rinnovatore o di un liberale capace di una frattura con il passato. Limportante economista professor Rossi parla a unItalia che non cè e a un partito degno di Peter Pan o di Mary Poppins che volano al di sopra dei comignoli delle grandi città. Lo dico con rispetto soprattutto per avere frequentato il comunismo italiano per ventanni e più, nei momenti di formazione della sua politica togliattiana e quindi mentre faceva sfoggio del più ampio atteggiamento antizdanovista. È lo stesso partito che ha attaccato la rivoluzione ungherese e ha professato il marxismo di sinistra.
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