Passa la notte in bisca, al ritorno la moglie lo uccide

Lo aspetta sveglia, in cucina, con addosso solo la vestaglia. Quando, poco prima dell’alba, l’uomo mette piede in casa, gli salta addosso e gli pianta un coltello in pieno petto. Un solo fendente, dritto al cuore e per Angelo Aronica, 41 anni di Cerveteri, non c’è più nulla da fare. Una storia di disperazione, degrado e sangue consumata alla vigilia di Natale in una catapecchia in via Arnaldo da Praga, a Borgo San Martino, alle porte di Ceri. Protagonista Gharbi Nabila, 38 anni di origine tunisina, residente regolarmente in Italia. Una donna forte Gharbi, che per anni sopporta le angherie del convivente, un nullafacente con precedenti per droga uscito mesi fa da un programma di recupero per tossicodipendenti. Soprattutto una mamma tenace, che non si arrende nemmeno quando gli assistenti sociali del Comune di Ladispoli le «portano via» i figli, tre bimbi tra i 3 e i 10 anni. «Gharbi lavorava sodo come cuoca - spiega il capitano dei carabinieri Mauro Izzo, comandante della compagnia di Civitavecchia -, ha sperato fino all’ultimo che il marito si mettesse in carreggiata. Solo così avrebbe potuto riottenere l’affidamento dei ragazzini. Ma l’altra sera, quando l’ha trovato in un bar di Ladispoli incollato alla schermo di un videopoker ubriaco, le sono saltati i nervi». A far scattare la follia omicida, poche ore prima del delitto, un battibecco, l’ennesimo. Non vedendolo rientrare, difatti, la donna si mette alla ricerca di Angelo. Bische, sale giochi, bar notturni. Gharbi passa in rassegna tutti i posti abitualmente frequentati dai perditempo del litorale. Fino a quando lo trova, seduto davanti una macchinetta «succhiasoldi». La poveretta prova a trascinarlo a casa, lui reagisce in malomodo: insulti, spintoni e persino minacce gravi davanti a una decina di persone. Poi, noncurante delle lacrime di Ghabi, la spinge fino all’uscita: «Vattene via, lasciami in pace». Sono passate le tre di venerdì notte. Gharbi fa ritorno nell’abitazione in legno fra vecchi casali e moderni villini che circondano la zona. Due ore e mezza di attesa. All’alba, quando Angelo apre il cancello, la donna si alza in piedi e afferra un coltello da macellaio. Secondo una prima ricostruzione dei militari della stazione di Passoscuro, fra i due scoppia una lite furibonda. Le urla svegliano di soprassalto i vicini. Sono pochi istanti: Gharbi sferra un colpo con violenza inaudita, Angelo stramazza al suolo. La scena che si presenta ai soccorritori del 118 è agghiacciante: schizzi di sangue alle pareti, sul pavimento, sui mobili. La donna a terra in stato di choc, lui senza vita con accanto l’arma. «La presunta omicida era in uno stato catatonico - concludono i carabinieri -, non ha aperto bocca. Le prove raccolte dagli esperti del nucleo operativo, però, sono tante e concordi con lo scenario ipotizzato».

Secondo il medico legale l'uomo è morto all’istante «attinto» al cuore da un’arma da taglio. Anche se sarà l’autopsia a stabilire esattamente la compatibilità o meno dell’assassino con la dinamica, la tunisina è accusata di omicidio di primo grado e rinchiusa nel carcere di Borgata Aurelia.

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