Patton «fa» l’italiano: dal funk-metal a Mina e Buscaglione

Le vie della musica sono infinite. Allora perché stupirsi se un rocker tra i più inquieti e trasgressivi della scena americana contemporanea «faccia» l'italiano e canti (bene) solo ed esclusivamente nella nostra lingua una serie di chicche più o meno famose del canzoniere tricolore anni Cinquanta e Sessanta? Questo, in estrema sintesi, il progetto, ribattezzato «Mondo Cane», di mister Mike Patton, classe 1968, californiano di San Francisco, voce di rara intelligenza, già leader dei «Faith No More», tra i capiscuola del crossover (funk-metal) bianco all'inizio degli anni Novanta, ma anche frequentatore dei territori più sperimentali, estremisti e di frontiera del rock e del jazz e collaboratore di gente come Björk o John Zorn. Dietro la malcelata passione per le nostre canzonette c'è una (vera) storia d'amore con una ragazza italiana (si è sposato e poi ha divorziato, giusto per fare un po' di gossip), che lo ha portato a lungo a fare la spola tra Bologna e la California. Durante il soggiorno italiano, Patton, un po' per imparare la lingua e un po' per curiosità, ha cominciato a frequentare tutti quei canali radio con una programmazione dedicata ai classici di una volta della nostra musica, una stagione feconda a detta di molti, «il brodo primordiale del nostro pop», per dirla come la critica ufficiale. Ascolto dopo ascolto, ecco così l'ennesima trasformazione di Mike Patton, poi sfociata nella pazza idea di cimentarsi con le cover italiane, opportunamente reinterpretare e riarrangiate. Detto, fatto. E a tre anni di distanza dalle mitiche esibizioni in terra emiliana supportato da un'orchestra, nell'ambito del Festival Angelica, è uscito per la sua etichetta personale, la Ipecac Recordings, un live che le documenta. Risultato: da quando è uscito, in primavera, il cd ha incassato recensioni entusiaste a go-go. «Con “Mondo cane” (a proposito: il nome richiama il titolo di un film-documentario di Paolo Cavara, Gualtiero Jacopetti e Franco E. Prosperi del 1962, ndr), mi interessava solo passeggiare su una corda tesa tra il rifare quelle canzoni a modo mio e il rispetto per il materiale originale», ha spiegato Mike Patton, che stasera(ore 21) sarà all'Arena per il Milano Jazzin Festival con un'orchestra di bel trenta elementi e alcune guest star come il trombettista Roy Paci al seguito. Cronologicamente parlando, il repertorio del crooner che non ti aspetti copre un arco temporale che va dal 1951 - Scalinatella di Roberto Murolo (cantano in un napoletano da applausi!) - e arriva al 1968 di Deep Down, tema di Ennio Morricone per il film Diabolik diretto da Mario Bava. Nel mezzo c'è spazio per brani di Fred Buscaglione (Che notte!, 1959), Nicola Arigliano (20 km al giorno, 1964), Fred Bongusto (Ore d'amore, 1967), Gino Paoli (Il cielo in una stanza, 1960, e Senza fine, 1961).

E, ancora, Modugno, Tenco, Arigliano, Celentano, Mina, Mal dei Primitives, Morandi… Insomma, tutto il meglio di quella stagione probabilmente irripetibile delle melodie «made in Italy», riproposto e rivisitato con passione e consapevolezza da uno che è nato dall’altra parte del pianeta. Preparatevi dunque a un concerto davvero originale, sospeso tra passato e futuro.

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