Paura per il Papa a Erfurt Un folle spara sugli agenti

Un trentenne arrestato quasi sul fatto; molta preoccupazione fra gli addetti alla sicurezza; nessuna paura fra i 30mila fedeli che attendevano il Papa davanti al duomo di Erfurt per la messa che poi si è svolta regolarmente; uno sfoggio di cultura armiera da parte del portavoce vaticano. Questo in estrema sintesi il bilancio della mattinata pontificia nella capitale della Turingia che era cominciata con notizie allarmanti su una sparatoria con feriti e una conseguente caccia all’uomo nei pressi del luogo dove Benedetto XVI doveva giungere di lì a poco. Il tutto, secondo le ricostruzioni ufficiali, si è risolto con qualche proiettile di arma ad aria compressa sparato da uno squilibrato contro gli addetti della sicurezza di una ditta privata fra le 7.15 e le 8 del mattino dalla finestra di un edificio a qualche centinaia di metri dalla Domplatz. Quanto ai feriti, la polizia tedesca, che ha anche reso noto di avere arrestato un uomo che cercava di entrare nella piazza eludendo i controlli, non ha smentito che un’addetta sia stata colpita a una gamba. Nel «tiro al bersaglio», che secondo le autorità tedesche non ha alcuna relazione con la presenza del Papa, sarebbe stato impegnato un trentenne incensurato nato a Erfurt e residente a Berlino, individuato dalle forze di sicurezza, che è stato arrestato in un appartamento dove sono stati sequestrati un fucile e una pistola ad aria compressa. Accusato di tentate lesioni gravi, ha negato di avere sparato.
«Di cose come queste - ha detto nel pomeriggio Federico Lombardi, il portavoce della sala stampa vaticana - di solito il Papa viene informato, ma in un momento normale nell’arco della giornata, magari a pranzo o a cena». «Io stesso - ha proseguito Lombardi - ho saputo mentre la messa stava per finire e il Papa aveva tutti i vescovi da salutare... Poi bisognava andare subito all’aeroporto. Non è che in momenti come questi si va dal Papa per dirgli che qualcuno ha sparato con un Flobert a piombini a un chilometro di distanza».
Aria compressa a parte, la mattinata pontificia a Erfurt ha fatto registrare il sermone «storico-politico» di Benedetto XVI, che durante l’omelia ha parlato ai fedeli dicendo «nell’allora Ddr avete dovuto sopportare una dittatura “bruna” e una “rossa”che per la fede cristiana avevano l’effetto che ha la pioggia acida». Insomma, le conseguenze di nazismo e comunismo «sono ancora da smaltire, soprattutto nell’ambito intellettuale e religioso». E al termine della messa, il Papa ha incontrato Hermann Scheipers, 98 anni, l’ultimo sacerdote sopravvissuto al campo di sterminio di Dachau.
Lasciata Erfurt salutato dal suono della campana medievale a oscillazione libera più grande del mondo (è alta 2,5 metri, pesa 11,5 tonnellate), il Pontefice ha raggiunto in aereo Friburgo. Dalla città dove studiò e visse da monaco ancora fedele alla Chiesa di Roma Martin Lutero a quella dove trovò rifugio il papista mai pentito Erasmo da Rotterdam in fuga dalla vicina, e a lui in quel momento ostile, Basilea. E se nel profondo est tedesco Ratzinger ha evocato nazismo e comunismo, fra il Reno e la Foresta Nera si è concentrato sulla «vera crisi» del cattolicesimo che oggi «in Occidente è una crisi di fede» e criticato la Chiesa tedesca («molto organizzata» ma non altrettanto dotata di «forza spirituale»).

Ha lamentato che «molti vogliono, per così dire, liberare la vita pubblica da Dio» e che «un relativismo subliminale penetra tutti gli ambiti della vita». «Anche l’impegno altruistico per il bene comune - ha detto -, nei campi sociali e culturali, oppure per i bisognosi, sta diminuendo. Altri non sono più in grado di legarsi in modo incondizionato a un partner».

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