Milano - Più che una strada, è una galassia. Scatole a incastro, e una selva di partecipazioni. Il grande affare Serravalle- che sta inguaiando Filippo Penati e il Pd, e su cui indaga la Procura di Monza- potrebbe essersi frammentato in mille rivoli. Per questo, la Gdf inizierà a scandagliare i flussi finanziari originati dall’acquisizione da parte della Provincia di Milano delle quote in mano al costruttore Marcellino Gavio, dopo il passaggio azionario del 2005. Nel mirino degli investigatori, poi, ci sono diverse società partecipate da Serravalle, che potrebbero nascondere - dietro consulenze fittizie - parti della presunta mazzetta rossa.
Il nome seguito dagli inquirenti è quello di Renato Sarno,l’architetto (indagato) che per la Procura ha avuto un ruolo tecnico nella stesura del contratto preliminare di compravendita dell’immobile nell’ex area Falck tra Bruno Binasco (manager di Gavio), e il grande accusatore Piero Di Caterina. Sarno,tra l’altro,risulta con 50mila euro fra i «benefattori» di Fare Metropoli , la fondazione del politico Pd che nel corso di due anni ha raccolto circa un milione di euro.
L’analisi dei conti della fondazione ha prodotto un prima scrematura: di 300mila euro raccolti nel 2010, 200mila sono stati girati al comitato elettorale di Penati. Dei 100mila restanti, 25mila sarebbero serviti alle spese vive dell’associazione, mentre altri 75mila sono andati «dispersi» in bonifici e assegni ora da verificare. Ma pm e finanzieri puntano alle consulenze affidate a Sarno per tre società del gruppo Serravalle: Asam ,Tem e Sa. Brom . Asam è la holding che per conto di Palazzo Isimbardi controlla Serravalle, e che nel 2005 è stata il veicolo per l’acquisizione del 15% di azioni in mano a Gavio, pagato 238 milioni di euro. Tem, invece, è la Tangenziali esterne di Milano spa, partecipata da Serravalle al 32%. Sa.Brom. spa, infine, è la Broni-Mortara,che nel 2012 (con un investimento da 1,8 miliardi di euro) dovrebbe collegare la A21 (Torino-Piacenza- Brescia) con la A7 (Milano-Genova), partecipata per il 40% da Impregilo, tra i cui soci forti compare ancora una volta il gruppo Gavio. Un enorme intreccio di interessi in cui - secondo gli investigatori - potrebbero nascondersi tangenti mascherate da consulenze. Affidate a Sarno per conto di Penati. Ma l’altra pista del denaro è quella che - dopo il passaggio azionario tra Gavio e Penati - muove i bilanci del gruppo di Tortona. I primi accertamenti effettuati dei consulenti incaricati dalla Procura di Monza hanno ricostruito il percorso di una parte dei 238 milioni pagati da Palazzo Isimbardi. Alla Satap finirono 102 milioni, mentre quote minori vennero divise fra la Salt (perquisita dalla Gdf) e alla Astm (la Torino- Milano). Dalla Satap, poi, 47 milioni arrivarono alla holding Argo (sempre del gruppo Gavio), 31 alla Banca di Roma e 15 alla Banca popolare italiana per ripianare dei prestiti pregressi. Di altri 9 milioni, invece, non sono state trovate tracce certe.
Un complicatissimo gioco a incastro i cui, secondo i pm, avrebbe avuto un ruolo Banca Intesa. Per questo, i pm potrebbero verificare le posizioni di alcuni top-manager dell'istituto di credito, che nella partita Serravalle ebbero un ruolo. Ma nell’inchiesta su Sesto San Giovanni compaiono anche pistole e nuove accuse. L’ex assessore Pasqualino Di Leva (ora in carcere) ha detto ieri ai giudici del Riesame di essere stato minacciato da Di Caterina con una pistola.
«Non è mai successo», replica il titolare della società di trasporti Caronte srl. Che a sua volta attacca l’ex vicesindaco di Milano Riccardo De Corato. «Nel 2009 pranzai con lui per parlargli del contenzioso fra Caronte e Atm». «Una bufala», ribatte De Corato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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