Pene più severe per le donne con il velo

I militari possono perquisire i sospetti, ma non hanno i poteri di polizia giudiziaria. Oggi il testo approda in Aula alla Camera

Anna Maria Greco

da Roma

L’intesa tra centrodestra e opposizione tiene e il Senato dà il suo primo sì a larga maggioranza al decreto Pisanu sulle misure antiterrorismo. Si sommano i voti di tutti i partiti della Cdl con quelli dell’Unione ad eccezione di Verdi, Pdci, Prc e del Ds Cesare Salvi.
Nello stesso pomeriggio il provvedimento arriva alla Camera, all'esame delle commissioni congiunte Affari costituzionali e Giustizia, dove l’opposizione prepara degli emendamenti comuni in particolare sulla Superprocura antiterrorismo e le espulsioni, su cui - spiega il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano - il governo esprime parere negativo. Oggi, alle 10, il pacchetto sarà nell’aula di Montecitorio e se il testo sarà modificato la strada è spianata per un altro passaggio a Palazzo Madama, dove è già prevista una seduta per martedì.
Procede a tappe forzate, dunque, la conversione in legge del pacchetto-sicurezza che nell’ultima versione prevede, tra l'altro, possibilità di fermo e perquisizione dei sospetti da parte dei militari, ma non di polizia giudiziaria; nuove norme su espulsione rapida di stranieri ritenuti pericolosi e su intercettazioni; colloqui investigativi anche senza l’avvocato; prolungamento del fermo per identificazione da 12 a 24 ore; permessi di soggiorno per immigrati che collaborano alla lotta al terrorismo; controlli su telefoni e internet e due misure volute dalla Lega: oltre al prelievo forzoso della saliva di sospetti per l'esame del Dna, pene più dure per chi non è identificabile in pubblico a causa del velo islamico come del casco integrale.
«Oggi (ieri, ndr) è sicuramente una giornata positiva per la lotta al terrorismo», commenta il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, sottolineando il largo consenso ottenuto dal pacchetto. «Questa unità - aggiunge- è il miglior incoraggiamento che il Senato poteva dare a tutti gli uomini e le donne che sono impegnati quotidianamente per la nostra sicurezza». Giovedì Pisanu ha parlato del pericolo di attentati in Italia, che sarà confermato in giornata dall’arresto a Roma del quarto attentatore di Londra, e ora dice: «Gli italiani debbono andare in vacanza secondo le loro preferenze, considerando però realisticamente la minaccia terroristica».
«Doppia soddisfazione» del presidente del Senato, Marcello Pera, per l’approvazione delle misure antiterrorismo. Nella tradizionale cerimonia del Ventaglio, ricorda questi «due giorni di grande impegno e con l'accordo di maggioranza e opposizione» che hanno portato, «salvo alcune eccezioni, ad un voto unanime». Seconda soddisfazione, per Pera è quella di aver insistito con il governo, dalla settimana scorsa, perché dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri il decreto fosse portato immediatamente all'esame delle Camere, «affinché non si desse la sensazione sgradevole che il parlamento recedeva in sessione di pausa senza aver esaminato quel pacchetto». Anche Pera aggiunge una parola sugli italiani che vanno in vacanza, anche se non proprio in «piena serenità e tranquillità, perché l'atmosfera purtroppo è pesante e la minaccia del terrorismo è incombente».
Per il presidente dei senatori di An Domenico Nania il provvedimento in Senato «è stato ulteriormente migliorato, e rafforza la sicurezza dei cittadini». «Su di essa - aggiunge - si gioca la qualità della democrazia, quindi siamo compiaciuti che larga parte dell'opposizione abbia condiviso le misure per contrastare il terrorismo. Ma restano nell’Unione divisioni profonde, alle quali si è aggiunta la dichiarazione di Prodi sul ritiro dei nostri militari in Irak, che non è condivisibile perché mistifica la realtà e la qualità della nostra missione ma anche inopportuna per il momento in cui è stata pronunciata».
Di «positivo segnale di responsabilità» parla il sottosegretario alla Giustizia, Jole Santelli (Fi).

Convinto che queste misure antiterrorismo siano «ciò di cui il nostro Paese ha bisogno» è il presidente azzurro della Regione Lombardia Roberto Formigoni, che sull’uso del chador in luoghi pubblici, commenta: «Si chiede a tutti i cittadini, italiani o immigrati, di rispettare le leggi».

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