Monti non dà i numeri ma di fatto ammette che arriveranno misure aggiuntive per centrare l’obiettivo principe del pareggio di bilancio nel 2013. Al termine della due giorni di Bruxelles, dove sul tavolo c’era proprio il«caso Italia » oltre al delicatissimo dossier della difesa dell’euro,il premier si concede ai cronisti ma resta ermetico sulle cifre. Se queste non vengono svelate, viene invece confermato che si terrà conto delle prospettive di bassa crescita del nostro Paese. Tra quattro giorni il mistero sarà sciolto: «Nella vasta operazione di politica economica che adotteremo lunedì - giura Montici sono misure che assicureranno l’implementazione dei provvedimenti presi dal precedente governo, e che consentiranno l’applicazione delle riforme strutturali già nel breve termine».
Tradotto: pensioni e mercato del lavoro, escludendo implicitamente la patrimoniale che di strutturale non ha nulla. Vengono perciò confermate le indiscrezioni di un intervento immediato sul sistema pensionistico che ha già fatto imbufalire la Cgil e rabbuiare Bersani. Ma Monti non se ne cura, anzi: «Avremo delle consultazioni con tempi ristretti - concede - ma farò appello alla situazione straordinariamente delicata e certe ritualità non sarebbero a vantaggio del Paese e dei cittadini». I sindacati sono avvisati: il Prof tira dritto. E ancora: «Parlamento e forze sociali sanno che dietro di loro ci sono i cittadini». E qualora si perdesse tempo con infiniti tavoli di discussione, «le conseguenze sarebbero gravi per tutti ». Sui tempi, strettissimi, il premier si concede pure una battuta per criticare chi lo accusa di lentezza: «Non è che se uno si taglia i capelli vuol dire che è in ritardo. Una manovra in genere richiedeva circa 5-6 settimane di tempo per essere messa a punto. Se noi la variamo il 5 dicembre sarà comunque un record».
Per quanto riguarda i contenuti, Monti dice che qui a Bruxelles, nei colloqui con gli altri ministri economici della Ue, è stato vago, ripetendo le linee guida del suo governo: «Rigore, crescita ed equità ». Ma aggiunge anche: «Il governo precedente aveva fatto tanto sul piano del rigore. La maggiore innovazione del mio sarà la crescita ». Il premier non entra nel dettaglio ma è ragionevole pensare che nel pacchetto in gestazione entrino anche misure volte a rendere il mercato del lavoro più flessibile ed efficiente. Vale a dire, come del resto scritto nella relazione del commissario Ue Olli Rehn, «affrontare le attuali rigidità delle regole per la protezione dei posti di lavoro», armonizzando le norme relative ai licenziamenti. È un Monti deciso anche nel difendere l’Europa e le sue istituzioni: «Ho esortato i miei colleghi ad avere un linguaggio franco e aperto sull’Europa - dice - che non ha bisogno di essere imbrattata sul piano della comunicazione da politici nazionali che trovano comodo dare la responsabilità ad altri». Un messaggio forse rivolto al Carroccio e al tradizionale euroscetticismo leghista.
Sul fronte della difesa dell’euro, invece, il premier ne ha anche per Merkel e Sarkozy e la loro richiesta di modificare i trattati per imporre il massimo rigore ai Paesi membri: «Non sono contrario a qualche cambiamento limitato ma il percorso non è semplice». Mentre non molla sull’ipotesi eurobond: «Si tratta di una materia che deve essere valutata con mente aperta». Ovvio, è importante «stare accanto a Germania e Francia; ma lo vogliamo fare mantenendo ilrapporto più fecondo possibile con la Ue e con il metodo comunitario ». Il nodo cruciale, per l’euro,sarà il prossimo 8 e 9 dicembre, data del Consiglio europeo. Poi ci sarà il verdetto dei mercati che, dice Monti: «Non ho mai demonizzato e hanno il merito di rappresentare la percezione della credibilità dei singoli Paesi».
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