L’Italia ripudia la guerra. Questo c’è scritto su quella vecchia carta che chiamano Costituzione. Sarà anche vero. Ma per questa guerra che non s’ha da fare qui si spende una Finanziaria. Sono un po’ di giorni che sui giornali si fanno i conti in tasca ai generali. Il concetto è più o meno questo: ci stiamo tutti impiccando per arrivare a fine mese. Lo Stato taglia, ricuce, toglie e perdona. La parola d’ordine è far dimagrire il grande pachiderma pubblico. La crisi è infettiva. Non dobbiamo fare la fine della Grecia. Servono gli antibiotici. E via così. Niente tagli però per le armi. Le forze armate, si comincia a dire, si stanno rifacendo il guardaroba. Si compra o si è comprato: 15 miliardi per l’acquisto di 131 caccia F-35, 915 milioni per 2 sommergibili, 1,3 miliardi per 8 aerei a pilotaggio remoto, 12 miliardi per sistemi digitali per l’esercito, 120 milioni per sistemi anti-carro.
Se si sommano tutte le spese per «difendere la pace» da qui al 2026 sullo scontrino c’è scritto 29 miliardi di euro. Tanto per dire: cinque in più della manovra di Tremonti. Il conto della spesa ha fatto vibrare l’Unità, incazzare il manifesto, protestare l’opposizione e divertire sulla Stampa Massimo Gramellini, che si è chiesto a cosa serve questo armamentario da «Apocalypse now». È chiaro. Non si sta qui a fare il coro. Ma le domande non fanno mai male. Male che va uno passa per stupido. Servono tutte queste armi? Non si poteva fare come in Germania, dove qualche taglio l’hanno fatto? I cacciabombardieri di Ignazio La Russa sono un lusso? Il ministro ha risposto. Eccolo, qui, al telefono che dice la sua. È la versione di Ignazio.
Ministro, ma servono tutti questi cacciabombardieri?
«Speriamo di no».
Come speriamo di no!
«Se uno fa il mutuo per costruirsi una casa anti sismica non spera che venga il terremoto. Mica dice: qui serve una bella scossa così giustifico la spesa».
La Costituzione dice che l’Italia ripudia la guerra.
«Ma non dice di alzare le mani se ti attaccano e, di fatto, prevede le operazioni di pace».
D’accordo. Ma c’è la crisi. Tagli ovunque. Non possiamo rinunciare a qualche caccia?
«Primo. Non li ho ordinati io. Non sono gli aerei di La Russa. È una storia che comincia neg gli anni ’80».
È colpa della Prima Repubblica?
«No. È una scelta fatta in un certo scenario geopolitico. Non è che se ti serve un aereo vai al supermercato e lo compri. Bisogna programmare. Io tra aerei, portaerei e tutto il resto sto ancora pagando 21 miliardi di ordini vecchi».
Ne abbiamo ordinati 121. Magari a qualcuno si può rinunciare.
«Appunto».
Come appunto?
«È quello che ho fatto».
Quando?
«Sono andato da Tremonti e gli ho detto: Giulio, tu non mi hai chiesto nulla, ma ho tagliato le spese per gli armamenti».
Quanto?
«Gli Eurofighter non sono più 121 ma 96. Venticinque in meno».
Valore in euro?
«Due miliardi. Ma non mi sono fermato qui. Erano state ordinate 10 fregate. Ne prendiamo solo sei. Le altre quattro decidiamo se acquistarle o meno nel 2013. Altri due miliardi. Poi abbiamo rinviato l’aereo spia che dovevamo prendere con gli israeliani e il sistema anticarro. E altre cose».
In totale?
«Cinque miliardi».
E icentotrentuno F-35, quindici miliardi di euro spalmati da qui al 2026.
Questa è roba sua.
«Non ho ancora firmato l’ordine».
Firmerà?
«Vedremo».
Se non firma farà infuriare l’industria pesante italiana.
«Ci sono in ballo anche posti di lavoro».
Gli aerei verranno assemblati in Italia?
«È questo il punto. Ho chiesto che il 70 per cento dell’investimento abbia un ritorno in lavoro qui in Italia».
Non ha tagliato gli elicotteri.
«Servono. Quelli per il trasporto sono fondamentali per le missioni all’estero e anche per l’Italia».
Cosa ha ottenuto in cambio da Tremonti?
«Nulla. Ma l’ho invitato a ricordarsi di questi tagli».
Un promemoria.
«Lo chiami come vuole. Questi tagli non rientrano nella contabilità ordinaria. Si tratta di spese che vengono suddivise nel corso degli anni. Mi auguro che Giulio ne tenga conto».
Quando c’è da discutere gli stipendi dei militari?
«Non solo. I soldati vanno anche addestrati. E questo costa».
Taglio di qua, ma prendo di là.
«Non sono così cinico. Ma c’è bisogno di razionalizzare le forze armate. Così il peso è diseguale».
Cioè?
«Troppi generali, troppi marescialli e pochi soldati. A noi i soldati servono evanno assunti. Non posso mica mandare in Afghanistan un maresciallo di sessant’anni».
E anche qui polemiche sui costi. Trentacinque missioni di peacekeeping negli ultimi quindici anni.
«Noi abbiamo impegni internazionali ed è onesto rispettarli. Sono missioni che servono a garantire la pace, non giochetti di qualche dottor Stranamore. Stiamo comunque studiando il modo per ridurre il peso delle missioni.Ci sarà un’accelerazione per lasciare i Balcani».
Bombardieri in missioni di pace. Anche questo non suona strano?
«Missione di pace non significa che non si usa la forza. Detto questo i nostri bombardieri volano in Afghanistan senza bombe».
Senza bombe?
«Senza bombe. Meglio evitare guai».
E allora a che servono?
«Fanno operazioni di monitoraggio».
Disarmati.
«Hanno un cannoncino che usato a volo radente colpisce in maniera mirata i terroristi. Poi mi raccontano che basta il rumore dei bombardieri per spaventare i nemici».
Quando andremo via dall’Afghanistan?
«Nel 2013 tutte le operazioni verranno svolte dalle forze afgane.
Tanti sforzi. Ma Bin Laden è ancora libero.
«Ma Bin Laden non ha neppure più beccato due grattacieli a New York».
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