Perquisizioni durante l'udienza La difesa Fininvest: «È illegale»

da Milano
La notizia arriva in aula in tempo reale: «È in corso una perquisizione alla Fininvest». L’avvocato Piero Longo, difensore di Silvio Berlusocni nel processo per la compravendita dei diritti televisivi e cinematografici dalle major di Hollywood, correda l’annuncio sventolando il decreto. Il Pm Fabio De Pasquale lo guarda allibito: «Sono sconcertato dall’iniziativa dei difensori che hanno rivelato in aula notizie relative a un procedimento diverso da questo». Longo controreplica secco: «Il Pm ha la faccia come il c...». Davvero, c’è un clima tesissimo, a tratti scomposto, in tribunale e lo scontro fra accusa e difesa domina l’udienza.
Il motivo del contendere è tecnico, ma in realtà mette in discussione i metodi della giustizia italiana. Il punto di partenza è l’apertura di un’indagine stralcio su Mediatrade, società controllata al cento per cento da Mediaset, a lato del processo base. De Pasquale manda dunque i finanzieri alla Fininvest, in via Paleocapa a Milano, per cercare documentazione: in particolare una lettera del defunto Presidente Fininvest Aldo Bonomo indirizzata al produttore cinematografico Frank Agrama in cui Bonomo gli avrebbe garantito un volume d’affari di 40 milioni di dollari l’anno.
Problema: il carteggio Bonomo-Agrama, comprendente anche una missiva precedente dell’americano all’italiano, risale al 1999, ma lo stralcio Mediatrade parte nel 2000. «Ecco - spiega Longo - se si cercano documenti relativi ad un periodo precedente alla creazione del procedimento stralcio, allora vuol dire che quelle carte appartengono al dibattimento principale, quello che stiamo celebrando qui, in queste settimane. Ma il sequestro di materiale relativo a un processo in svolgimento dovrebbe essere autorizzato dal tribunale e così non è stato».
Insomma, Longo si riallaccia ad una polemica non nuova a Palazzo di giustizia: i magistrati aprono procedimenti laterali per continuare a indagare e a rafforzare le prove raccolte. Il Pm nega con forza, ma Longo insiste: «Non so cosa farà De Pasquale. Può darsi che ci faccia una contestazione suppletiva in quest’aula in una delle prossime udienze, anche perché così allontanerebbe la prescrizione che incombe e calerà sul dibattimento a novembre 2007. Oppure può essere che sviluppi quel fascicolo in altra sede. Non mi interessa, in ogni caso avrebbe dovuto chiedere l’ok al tribunale».
La perquisizione va avanti tutto il giorno. Per De Pasquale «emerge l’esistenza di rapporti diretti fra Agrama e dirigenti Fininvest in relazione all’acquisto di diritti televisivi per conto del gruppo Mediaset, ragionevolmente riportati in missive, documenti, email. Tale documentazione costituisce corpo di reato».
L’udienza si chiude con un’altra brutta notizia per le difese: il presidente Edoardo D’Avossa respinge la richiesta di condono per i falsi in bilancio, fino al 1999, avanzata dagli avvocati di Berlusconi e di altri imputati. «La questione - spiega D’Avossa - non è decidibile in questa fase del procedimento perchè attiene al merito» e quindi verrà presa più avanti.


Oltre a Berlusconi, sono sotto accusa davanti ai giudici della prima sezione il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, il produttore Frank Agrama, di cui Berlusconi, secondo la Procura, sarebbe stato socio occulto, l’avvocato inglese David Mills, altre otto persone. I Pnm contestano, a vario titolo, una sfilza di reati: falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita, riciclaggio e ricettazione.

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