Anna Maria Greco
da Roma
«Non si attacca o si difende uno solo perché è cattolico: è una impostazione inaccettabile». Pier Ferdinando Casini non nomina Antonio Fazio ma, al convegno Acli di Orvieto, tutti pensano ad una difesa del Governatore della Banca dItalia quando il presidente della Camera pronuncia queste parole dal palco. «Non mi piace un dibattito politico - afferma il numero uno di Montecitorio - fatto con le targhe di appartenenza. Credenti e non credenti siamo tutti cittadini di serie A».
Il vicepremier Gianfranco Fini, che invece chiede le dimissioni di Fazio «per opportunità politica o dovere istituzionale», alla Festa Tricolore di Mirabello dichiara: «Considero davvero ridicolo e del tutto lontano dal vero che si possa dar corso a una polemica o a una difesa del Governatore in ragione del fatto che Fazio è un convinto cattolico, impegnato nell'attività sociale». Per Fini «essere un cattolico convinto è un merito, non certamente una colpa o una responsabilità», ma le conclusioni del leader di An su Fazio sono note: «Non è in discussione il rigore morale del Governatore né la sua onestà intellettuale. Si tratta di una questione di opportunità politica, perché il governo ha approvato un emendamento che cambia le regole relative a Bankitalia. Ci vuole un passo indietro».
E in questo dibattito entra anche il leader Dl Francesco Rutelli: «Fatemelo dire - spiega dalla Festa della Margherita a Porto Santo Stefano - non centra nulla la finanza cattolica o la finanza laica».
Nel suo discorso ad Orvieto Casini prende spunto dalle polemiche sulla qualifica di «cattolico» e «laico» per la candidatura alla successione di Carlo Azeglio Ciampi alla presidenza della Repubblica e, in particolare, dallaffermazione di Massimo DAlema sul Quirinale che «non spetta ai cattolici». Negli ultimi giorni sui giornali è proseguito il dibattito sul Governatore, il suo essere cattolico, i suoi legami con il Vaticano, lappoggio di potenti organizzazioni ecclesiastiche come Opus Dei e Legionari di Cristo, lamicizia con eminenti cardinali della Curia, come Giovan Battista Re. Proprio ieri la stampa registrava le reazioni alle affermazioni dalemiane e su Repubblica, mentre il pio Oscar Luigi Scalfaro affermava che essere cattolici o laici non conta per le alte candidature e chiedeva a Fazio di andarsene per questioni di opportunità, lex direttore generale della Rai Ettore Bernabei parlava degli attacchi alla finanza cattolica che si nascondono dietro allaffaire Fazio, sostenendo che, «se loperazione Antonveneta riesce, dopo può toccare a Capitalia, a Banca Intesa, a Mediobanca». A questultimo sembra rispondere Rutelli, invitando ad abbandonare «questo tipo di valutazioni sul passato che oggi non hanno più ragion dessere», perché per Fazio «ci sono addebiti precisi, un concreto operato e molto di più, cè un costo per il Paese».
Ma torniamo a Casini che sembra riferirsi appunto al Governatore, secondo alcuni sotto attacco anche per le sue convinzioni religiose e per la sua appartenenza al mondo della finanza cattolica. Di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti, lalto esponente dellUdc spiega: «Rileggendo dopo alcuni giorni i giornali italiani, mi sembra di essere tornato agli anni 60: ritenere che la provocazione cattolica si esaurisca o si materializzi con la prenotazione di un qualche spazio istituzionale è veramente degradante. E se qualche cattolico pensasse di utilizzare una corsia preferenziale sarebbe autolesionista».
Continua la sua campagna in difesa di Fazio Rocco Buttiglione.
«Pur di cacciare Fazio da Bankitalia - afferma Buttiglione - tutto è lecito, non importa lindipendenza della Banca dItalia. Vogliamo forse che ad ogni campagna stampa cambi il governatore?».
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