"Ha mentito sull’uso di droghe". Harry può perdere il visto Usa?

La Heritage Foundation vuole accedere ai documenti relativi alla concessione del visto Usa al principe Harry, sostenendo che questi possa aver mentito alle autorità riguardo l’abuso di stupefacenti

"Ha mentito sull’uso di droghe". Harry può perdere il visto Usa?
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Le confessioni del principe Harry riguardo al consumo di stupefacenti negli anni in cui era un giovanissimo principe alla corte britannica sono diventate un vero e proprio boomerang. Nel memoir “Spare” il duca ha raccontato le sue discutibili esperienze con diversi tipi di droghe, dai funghi allucinogeni alla cocaina, facendo esplodere le polemiche negli Stati Uniti. In particolare molti si erano chiesti se Harry avesse dichiarato alle autorità statunitensi questo suo non trascurabile errore di gioventù al momento della richiesta del visto. Il tema è tornato attuale dopo l’intervista del principe a Good Morning America e adesso c’è chi vorrebbe fare chiarezza una volta per tutte, a costo di trascinare Harry in tribunale.

Harry e le droghe

“[La cocaina] non ha fatto niente per me, era più che altro una cosa sociale”, ma “la marijuana è diversa, in realtà mi ha davvero aiutato…Ho iniziato a usarle a scopo ricreativo, poi ho iniziato a rendermi conto di quanto mi facesse bene, direi che è una delle parti più importanti della mia vita…mi ha aiutato ad affrontare traumi e dolori…”, affermò Harry nel marzo 2023, durante un’intervista con Gabor Matè.

“Ero…disposto a provare quasi tutto ciò che avrebbe alterato l’ordine costituito. Almeno è ciò di cui volevo convincermi…In quel periodo prendevo cocaina”, scrisse ancora il principe nel suo libro “Spare”. Queste sono alcune delle sue dichiarazioni in merito al consumo di droghe negli anni giovanili. Rivelazioni piuttosto incaute che già nel giugno 2023 portarono il think tank Heritage Foundation a formulare una richiesta ufficiale al Dipartimento di Sicurezza degli Stati Uniti, per esaminare i documenti relativi alla domanda di visto del principe.

Il dubbio della fondazione era che Harry avesse nascosto alle autorità di aver fatto uso di stupefacenti per ottenere il permesso di soggiorno negli States, oppure che qualcuno avesse chiuso un occhio, diciamo così, riservandogli un trattamento privilegiato. Infatti ammettere l’abuso di sostanze sui moduli per il visto Usa non implica il rifiuto automatico della domanda, ma rappresenta una macchia nel proprio passato che può compromettere l’esito dell’iter, qualcosa di cui le autorità comunque tengono conto.

Resterebbe poi da chiarire se il principe sia entrato negli Stati Uniti con un visto ottenuto grazie al matrimonio con Meghan, cittadina americana, oppure con un permesso riservato a persone che hanno “una straordinaria abilità nelle scienze, nelle arti, nell’educazione, nel business e nello sport”. Ma tali competenze vanno dimostrare naturalmente. In ogni caso la questione sembrava essere caduta nel dimenticatoio. Almeno fino all’intervista del duca di Sussex a Good Morning America.

“Il pensiero mi è passato per la mente”

Lo scorso 16 febbraio, durante l’intervista a Good Morning America, il corrispondente Will Reeve ha chiesto al principe Harry se abbia mai pensato di diventare cittadino statunitense. Il duca ha risposto: “L’ho preso in considerazione, sì…il pensiero mi è passato per la mente, ma ora non è una priorità”. Questo scambio di battute è bastato per risvegliare la polemica sul visto Usa e per spingere la Heritage Foundation a continuare a far pressione sul Dipartimento di Sicurezza per accedere ai documenti relativi alla concessione del permesso di soggiorno.

Il “think tank” ha addirittura portato il caso davanti alla corte federale di Washington, spiegando: “Date le ammissioni di Harry sull’estensivo uso di droghe, normalmente causa di non idoneità per l’ingresso negli Stati Uniti, gli Americani meritano di sapere se il principe Harry ha mentito sui documenti per il visto, oppure se abbia avuto un trattamento preferenziale”. In realtà ci sarebbe anche un’altra possibilità, riportata dal Daily Mail. Harry avrebbe gonfiato gli aneddoti relativi alle droghe raccontati nel suo memoir per vendere più copie e ottenere maggiore visibilità. Un modo di agire discutibile, ma non così improbabile.

John Bardo, avvocato del Dipartimento di Sicurezza, ha dichiarato che le storie del duca non rappresenterebbero “una testimonianza giurata, né una prova” e che i file riguardanti la richiesta di visto dovrebbero rimanere

privati. Del resto, ha detto ancora Bardo, “dire qualcosa in un libro non lo rende vero”. Ora toccherà al giudice Carl J. Nichols risolvere il contenzioso. La sua decisione è attesa nelle prossime settimane.

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