Rodolfo Parietti
da Milano
Più fragile, meno convincente. Condizionata dalle bizze rialziste del petrolio. E non del tutto affrancata dai rischi di un nuovo apprezzamento delleuro. La sonda del Fondo monetario internazionale analizza la ripresa di Eurolandia, per scoprire che dallultima rilevazione - effettuata nella scorsa primavera - la situazione appare meno rosea e tale da consigliare agli esperti di Washington una revisione in chiave pessimistica delle stime di crescita. In allegato, una nota di avvertimento rivolta alla Bce, invitata a ridurre i tassi se la congiuntura dovesse mostrare segni di ulteriore deterioramento.
Nellultimo rapporto del Fondo, diffuso ieri, le previsioni sulla euro zona appaiono fortemente ridimensionate rispetto a quelle formulate ad aprile. Basate su una spinta del Pil nel 2005 pari all1,6% e del 2,3% lanno successivo. Ora, invece, il Fmi accredita Eurolandia di un modesto 1,3% questanno e di un insufficiente 1,6% il prossimo. Poco importa se lo studio non esclude unaccelerazione della ripresa nella seconda metà dellanno in corso: gli elementi di criticità individuati, infatti, rivelano una fragilità di fondo che ha come base la mancanza di slancio della domanda privata, incapace di uscire da una prolungata fase di sindrome recessiva. «Il consumo delle famiglie è lanello mancante», rileva non a caso il Fondo. E ciò non può non avere conseguenze: non solo il potenziale di sviluppo viene compresso, ma si finisce per esporre lintera area a quelli che il rapporto chiama i «venti contrari», ovvero il prezzo del petrolio e il supereuro.
Le preoccupazioni del Fmi legate allandamento delle quotazioni del greggio non sembrano del resto destinate a rientrare in fretta. Il forte aumento delle scorte americane non ha infatti impedito al barile di stabilire ieri nuovi record assoluti sia a New York, dove ha toccato i 62,50 dollari (per poi chiudere sotto quota 61), sia a Londra (a quota 61,09 dollari). Convinto che la domanda stia montando a un ritmo troppo elevato rispetto allofferta, lIran non esclude di vedere schizzare i prezzi del greggio fino a 70 dollari.
Il petrolio resta il sorvegliato speciale, ma anche leuro è fonte di costante monitoraggio da parte del Fondo monetario, che mette in guardia contro i pericoli di «un forte apprezzamento» della moneta che rischierebbe di indebolire la ripresa. La Bce deve dunque tenersi pronta a intervenire: «Un taglio dei tassi sarebbe appropriato - sottolinea il rapporto - se continueranno ad accumularsi segnali di un dissolvimento della ripresa». Il Fmi riconosce tuttavia che «le nostre preoccupazioni sulla politica monetaria e lidea della necessità di un taglio dei tassi non sono così grandi come due-tre mesi fa».
Se le mosse future dellistituto guidato da Jean-Claude Trichet restano un rebus, più decifrabili sono le intenzioni della Federal Reserve che oggi - salvo sorprese - dovrebbe alzare per la decima volta consecutiva di un quarto di punto il costo del denaro, portandolo così al 3,50 per cento.
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