nostro inviato a Pechino
Nuotando, nuotando, li ha raggiunti: impossibile non prenderli con quelle lunghe bracciate. Ogni oro un record o quasi e un pizzico di incredulità da lasciare ai posteri. Michelone Phelps ha raggiunto l’Olimpo di Olimpia, quello dove stanno accatastati i grandi della storia, i cannibali dell’oro. Dici Lewis e Spitz, Nurmi e Latynina, grande ginnasta russa a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, per capire cosa significhi raccogliere nove medaglie da numero uno (e stanotte può averne guadagnate altre). Ci ha provato nella gara che ad Atene gli aveva lasciato il cattivo sapore dell’impresa perduta: fu terzo e un po’ deluso, qui primo nei 200 stile libero con record del mondo, strapazzato di quasi un secondo (1’42”96). Ovviamente senza lasciare ad alcuno la possibilità di replica.
Phelps è partito come una scheggia, subito davanti agli altri. «Volevo avere l’acqua pulita», ha spiegato ballonzolando tra ironia e realtà. Le braccia che sembrano scavatrici, stavolta portavano via quintali d’acqua. Così poderoso da lasciar intuire la grinta e la voglia di mangiare metri. Un peccato non vederne la faccia. È l’unico vero grande limite della dimensione umana del nuoto. In atletica vivi lo spettacolo della fatica, qui puoi solo intuirla.
Ma Phelps è un tipo come Michael Johnson, che sembrava naturale e senza sofferenza anche nelle corse da record. Michelone è lo spettacolo nello spettacolo del Cube. Gli altri macinano successi e record. Ieri Peirsol è stato straordinario nei 100 dorso: successo e primato (52”54). E la Coughlin fra le donne. Leisel Jones un fulmine nei 100 rana. Ma il bambolone si è permesso di correre, dopo nemmeno un’ora, la qualificazione dei 200 farfalla facendo il miglior tempo, che è pure record olimpico.
Ci sarà un segreto, dando per scontato che non esista effetto doping. L’interessato lo ha spiegato così: «Mangio molta pasta e pizza, tanti carboidrati e dormo il più possibile. Ogni mattina mi sveglio tra le 4,30 e le 5: è molto duro, ma siamo ai Giochi e bisogna farlo. Devo recuperare velocemente e bene: è determinante per la prossime gare». Le prossime comprendono la possibilità di altri cinque ori e dunque l’ultimo record da togliere a Spitz. Spitz e Lewis due giganti dello sport. Michael ha messo poco a raggiungerli. Anche se l’atletica non ha paragoni per difficoltà e concorrenza. «Però essere paragonato a loro è una consacrazione», ha raccontato il nostro. «Davvero un onore. Ho incontrato Lewis ed ho passato un po’ di tempo con lui, ho scambiato qualche parola con Spitz. Tutto incredibile».
Rieccolo il ragazzo che si gira e si guarda intorno come, ogni volta, si trovasse nel paese delle meraviglie. In acqua sembra si diverta, davanti al pubblico non perde occasione per regalare l’aria della festa. Oggi è il nuotatore che ha vinto più medaglie olimpiche. E rischia di essere inimitabile.
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