Picchetti davanti alla scuola allingresso di studenti e insegnanti, allIstituto Agnesi di via Tabacchi. Identificati (e denunciati) quattro studenti. Lincidente ieri mattina poco dopo le ore 8.
Racconta il preside della scuola, Giovanni Gaglio: «Hanno cercato di bloccare lingresso alla scuola, anche ai docenti. Un genitore presente ha chiamato il 112. Una pattuglia di carabinieri ha subito individuato gli studenti che tentavano di impedire che chi voleva potesse entrare a far lezione». Di fatto molti studenti hanno potuto entrare.
«Quel che conta nella scuola è garantire la legalità - continua il preside Gaglio -. E in effetti chi voleva studiare ha potuto regolarmente frequentare le lezioni. Gli altri hanno poi chiesto unassemblea, ma la richiesta era fuori regola, e non gli è stata concessa. Così si sono riuniti in alcune aule per svolgere unattività autogestita». Allistituto Agnesi il rispetto dei regolamenti interni è ormai un punto fermo, e non da oggi: basti ricordare il caso che nel 2003 in occasione di altra forma di contestazione allex ministro Letizia Moratti, lo stesso Giovanni Gaglio aveva sospeso 175 studenti per avere partecipato a unassemblea non autorizzata. La scuola resta comunque divisa tra chi vuole bloccare lattività didattica e chi invece intende seguire le lezioni. Divisione trasversale sia fra studenti che fra i genitori. «Non è un caso - osserva ancora il preside Gaglio - che sia stato proprio un genitore a far intervenire le forze dellordine. Per quel che ci riguarda peraltro allinterno della scuola non avremmo consentito alcuna forma di prevaricazione». Si dà per scontato che la situazione sia destinata a protrarsi anche per i prossimi giorni.
«Da parte nostra - sottolinea il preside - crediamo che, come ripete continuamente il presidente Giorgio Napolitano, il dialogo sia latteggiamento più produttivo e da ricercare costantemente. Perché il dialogo è il contrario della sopraffazione. Capisco i ragazzi che si battono per una scuola migliore, ma si deve sapere che non cè ragione perché chi non aderisce alla contestazione debba soccombere».
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