Torino - Boniperti era in forma. Pardon, Del Piero. La Juve riapre il suo libro di storia affidando le nobili gesta e il nobile gesto del gol al suo titolato, e ogni tanto snobbato, capitano. Ritorno e successo in Champions con una specialità della casa: punizione e il gioco è servito. Juve solida e questo si sapeva. Ma forse lo ha dimostrato ancor meglio ieri sera, che l’avversaria aveva blasone e sostanza, compatezza e capacità di giocare calcio di buon sapore. Zenit non proprio folleggiante e devastante come in passato, però in grado di tener in tensione la partita fino all’ultimo.
Non è stato spettacolo, piuttosto una gara di scacchi. Anche se, in certi momenti, pareva che la festa appena cominciata fosse già finita. Bella raccontarsela, bello gridare: la Juve è tornata! Lo stadio Olimpico è stato uno sfavillare di sentimenti e godurie, rullar di tamburi, di nuovo sintonizzati sulla musichetta della Champions. Peccato che la partita abbia riportato tutti sulla terra, tanto attendere, tante attese solo per pizzicare qui e là qualche antipasto di spettacolo, qualche briciola di emozioni. Lo stadio Olimpico non era pieno come avrebbe dovuto. La Juve non giocava in Europa da 896 giorni, ultima apparizione 5 aprile 2006, sfogli il tabellino di quella partita con l’Arsenal e ritrovi Buffon, Chiellini, Nedved, Trezeguet. Li ritrovi sul campo con qualche ruggine di troppo o con qualche decorazione in più, ma ieri forse valeva la pena far massa con questa Juve a caccia del tempo perduto.
Lo Zenit, nel primo tempo, non ha voluto rovinare la festa, lontano da quella squadra piena di ritmo e sfolgoranti interpretazioni che aveva chiuso l’ultima stagione europea. Arshavin, il genietto degli Europei, è rimasto aggrappato alla fama, tornato un topolino fastidioso ma niente più. Il centrocampo russo ha fatto subito massa, quello juventino ha risposto con i suoi muscoli e muscolari. Difficile presentarsi in area al tiro. Difese attente, quella juventina ben piantata con Grygera e Chiellini, anche se il primo brivido è arrivato nell’area di Buffon: Danny, uno di quei portoghesi classici, tutta foga e pochi gol, è guizzato deviando una palla che poteva essere mortifera. Poi più nulla fino alla ripresa. E di pari passo la Juve: Del Piero si fa strappar palla in area quand’è a portata di tiro. Molto più efficace con una punizione per Camoranesi che ha sbagliato l’occasione gol.
Tre emozioni in 45 minuti di gioco non sono poi tante. E la Juve ha perso anche Camoranesi per un problema alla caviglia destra (contusione con leggera distorsione). Peccato, essendo l’unico capace di cambiar faccia alle azioni un po’ monotone della squadra. E questo difetto è affiorato in modo più vistoso nella prima parte della ripresa, quando il gioco è diventato una sorta di marmellata che ha invischiato tutti a centrocampo. I russi si sono fatti più forti e la Juve è andata in affanno pur correndo un solo pericolo, dopo 11 minuti, quando Sirl è sbucato in area mettendo in ansia Buffon.
Sceneggiatura che ha lasciato intravedere l’idea bianconera: non mollare in attesa del colpo basso. Puntualmente capitato, con tanto di annuncio: la testolona di Poulsen ha creato l’illusione dopo mezzora. E Malafeev finalmente ha toccato palla a salvare il gol. Impresa che, poco più tardi, non gli è riuscita, quando Del Piero ha infilato la sua punizione. Palla diretta dal piede radar e il portiere russo ha capito niente, lanciandosi dalla parte sbagliata: mezza papera, gol pesante. Unico neo: dopo la partita Del Piero avrebbe accusato un dolore al ginocchio. Oggi gli accertamenti dei medici dovrebbero sciogliere i dubbi.
Detto questo, la partita ha dimostrato che la fantasia ieri sera non è mai stata al potere: due blocchi quasi granitici a contrapporsi, ma niente di più.
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