Pillola Ru486: no all’aborto a domicilio

Sedicimila aborti l’anno nel Lazio, di cui quindicimila a Roma. Nella regione prosegue a ritmo battente la discussione sulla pillola abortiva. Ieri è stata bocciata con 34 voti contrari e 17 a favore la mozione presentata in consiglio regionale da Luigi Nieri e Filiberto Zaratti, esponenti Sel, che chiedevano di escludere il ricovero obbligatorio di tre giorni per le donne che si sottopongono all’aborto farmacologico. Ma allo stesso tempo, la maggioranza ha votato contro l’emendamento dell’Italia dei Valori che incalzava chiedendo ufficialmente alla giunta di compiere nel più breve tempo possibile gli atti necessari a consentire la distribuzione della RU486 negli ospedali laziali. Questo significa che non è dato sapere quando e dove nel nostro territorio verrà distribuita la contestata pillola e che tutte le donne che non vogliono portare avanti la gravidanza devono rivolgersi a strutture sanitarie di altre regioni.
«Il centrodestra si è mosso male, ha perso un’occasione - dice Luigi Nieri -. Mi sarei aspettato da parte di alcuni consiglieri un atteggiamento più disponibile a ragionare». L’aula ha bocciato tutti e tre gli emendamenti dell’opposizione, i due firmati da Giulia Rodano (Idv) e quello dei consiglieri della Lista Bonino/Pannella Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo. «Credevo che piovesse ma non che grandinasse - sottolinea Rodano - ero certa che la giunta non avrebbe mai accettato l’eliminazione dell’obbligo dei tre giorni, ma non mi aspettavo che il centrodestra votasse contro atti che ha compiuto la sua giunta. L’emendamento che ho presentato diceva di fare un atto finale per la distribuzione della Ru 486. Nè la maggioranza e nè la giunta hanno espresso parere favorevole».
Pollice verso anche contro la richiesta della Lista Bonino/Pannella di permettere, sulle orme di quanto avviene già in Emilia Romagna, l’aborto farmacologico in regime di day hospital».
Sulla stessa posizione si sono trovati per una volta Franco Dalia (Pd) e Olimpia Tarsia, della Lista Polverini. «I popolari del Pd hanno una posizione seria che è quella prevista dalla 194 che sottolinea la sicurezza e la salute della donna e i tre giorni di ricovero - dice il primo -. Sono principi straordinari: la vita va sempre salvaguardata. La Ru486 non è come un’aspirina». «Questa sostanza è un aborto farmacologico - commenta la seconda -. Sono stati 40 i decessi di donne nel mondo a seguito della somministrazione della pillola abortiva». «I tempi di attuazione dell’aborto farmacologico, dall’assunzione della pillola all’espulsione del feto devono essere monitorati - incalza Isabella Rauti (Pdl) -.

Questi comportano effetti non solo sanitari, ma anche psicologici differenti rispetto alle pratiche abortive chirurgiche. E è proprio per questo che si intende normare la somministrazione e monitorare tutte le fasi del processo, nel rispetto del principio della tutela della salute delle donne e chi sostiene il contrario fa demagogia».

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