Il pm: Lerner non diffamò il padre Frasi sgradevoli, mai offensive

MilanoNon così Infedele. Nonostante le «espressioni forti, sgradevoli e inconsuete rispetto alle comuni modalità con cui ci si rivolge ai propri genitori», Gad Lerner - secondo la Procura di Milano - non ha diffamato il padre Moshe. Così, ieri, il pm Letizia Mannella ha chiesto che la denuncia presentata dal padre dell’editorialista di Repubblica e conduttore di La7 - offeso dalle parole riservategli dal figlio nel libro Scintille - venga archiviata. Da quel libro, scrive il magistrato, «non emerge l’intento di screditare». Anzi, la «terminologia molto forte» che ha scatenato l’ira di Moshe è il frutto di «un animo provato da un profondo dolore causato da una delusione nei confronti della figura paterna e da un rapporto caratterizzato da incomprensioni e da un profondo dissidio». Sarà il Gip, ora, a decidere la sorte di un fascicolo che ha contribuito a deteriorare il rapporto tra i Lerner. Moshe, però, può ancora opporsi all’archiviazione, dilatando i tempi di un conflitto che dura da anni.
Tagliente Gad, in quel libro. E duro Moshe, nella denuncia. Si è sentito screditato «sia come padre - denunciava - sia come figura che ha svolto nel passato ruoli di notevole importanza nel commercio estero e nelle relazioni pubbliche». Non ha accettato di sentirsi dare del «viveur cosmopolita» dal figlio, o dell’«apolide che stenta a riconoscersi». Però, secondo la Procura, Scintille è «essenzialmente la narrazione della propria vita familiare». Le «modalità espressive sgradevoli»? «È pacifico e di pubblico dominio che la relazione tra autore e querelante risulti essere difficoltosa fin dai primi anni di vita del querelato». Così, quanto scritto da Gad e ritenuto diffamatorio da Moshe altro non è che una «libera esposizione di quanto è accaduto nella sfera della sua vita familiare», fatta attraverso «la correttezza formale del linguaggio, la sussistenza di un interesse pubblico, e la trattazione di fatti veritieri». Anche se, visto da Moshe, è da stabilire se sia veritiero ciò che scrive di lui il figlio, ossia che il padre ha sempre fatto sfoggio di «una vita di successi che è l’esatto contrario di quella sfortunata che ha vissuto».
Però è diritto di critica. Scintille, dunque, non ha «una volontà diffamatoria», quanto «una finalità letterario-narrativa». Un’opera «realizzata da un animo provato da un profondo dolore».

E «proprio da questo immenso dispiacere scaturisce una terminologia molto forte nei confronti della figura paterna che ha lasciato un’evidente traccia negativa nell’animo» di Gad, «ma che non gli impedisce - conclude il magistrato - di ricordare l’uomo, rispettandolo e onorandolo nonostante l’infelicità che gli abbia arrecato». «Onorato» e «rispettato» dal figlio. Moshe Lerner, a quanto pare, ha letto un altro libro.

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