Pochi fondi agli ex soldati: fanno incetta solo i partigiani

In tempi di vacche magre anche i 2 milioni di euro all’anno elargiti dallo stato per le associazioni combattentistiche e d’arma finiscono sotto la lente d’ingrandimento. Soprattutto se salta fuori che il grosso va a finire ai partigiani e ai reduci, che per motivi anagrafici si stanno estinguendo, mentre agli alpini o i paracadutisti in congedo arrivano le briciole. Non solo: la recente manovra prevede una riduzione fino al 50 per cento di tutti i contributi.
La manna viene distribuita dal ministero della Difesa, che dal 2007 al 2009 ha sborsato 6.434.135 euro. Ora, però, si è deciso di voltare pagina controllando al microscopio le attività delle associazioni che godono del beneficio. «Vogliamo vederci chiaro sulla valenza delle iniziative realizzate con i contributi della Difesa - spiega a il Giornale il sottosegretario Giuseppe Cossiga -. Per evitare che i soldi vengano usati solo per cene e rimpatriate fra i soci».
Nel 2009 oltre 600mila euro sono andati a finire nella casse di sodalizi come l’Associazione nazionale partigiani d'Italia (165.500 euro), l’Associazione nazionale dei martiri caduti per la libertà della patria (65.000), l’Associazione reduci della prigionia, dell’internamento e della guerra di liberazione (81.500), l’Associazione nazionale combattenti della guerra di liberazione inquadrati nei reparti regolari delle Forze armate (80.500). La frammentazione delle associazioni legate alla Resistenza favorisce la divisione sbilanciata della torta. Per cui anche la Federazione italiana delle associazioni partigiane si è beccata 28mila euro. La Difesa da soldi pure all’Associazione nazionale veterani e reduci garibaldini (i partigiani «rossi»), alla Federazione italiana volontari della libertà (96.500) e altri ancora. Per non parlare dei sodalizi che difficilmente potranno vantare dei reduci ancora in vita, come l’Associazione italiana combattenti volontari antifascisti in Spagna. Nel 2009 la Difesa ha garantito 22mila euro, 9mila in più rispetto all’anno prima, perché cadevano i 70 anni della fine della guerra civile spagnola. «In molti casi basta condividerne gli ideali e ci si può iscrivere mantenendo viva l’associazione» spiega Cossiga. In pratica, anche se hai 18 anni e non hai mai partecipato alla Resistenza, puoi avere la tessera di un’associazione partigiana. Un altro problema, mai chiarito, è il numero reale di membri dei singoli sodalizi. «È sicuramente possibile che esistano doppie o triple iscrizioni a più associazioni della stessa persona», spiega il sottosegretario. Per non parlare dei casi imbarazzanti: fino a pochi anni fa prendeva soldi dalla Difesa anche l’Archivio per il disarmo, che si trovava in una sede della Cgil in piazza Cavour a Roma. Uno dei versamenti più elevati nel 2009, di 212mila euro, ha beneficiato l’Associazione nazionale combattenti e reduci. Le sue sezioni sono sparse in tutta Italia e possiede diverse Case del combattente, che sono immobili di pregio. Il suo nume tutelare è l’ex onorevole della Dc, Gerardo Agostini, che ricopre pure l’incarico di presidente della Confederazione italiana fra Associazioni combattentistiche e partigiane. «I reduci, perché hanno un’importante patrimonio immobiliare e vantano tanti iscritti subiranno i tagli maggiori» spiega Cossiga. Le elargizione della Difesa sono stabilite da una legge, che grazie ad un emendamento del capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, imponeva l’erogazione dal 2010, per i prossimi tre anni, di una quota di 1 milione e mezzo alle associazioni combattentistiche e di solo 500mila a quelle d’arma. Adesso la nuova manovra Tremonti ridurrà del 50% i fondi. Ovviamente le combattentistiche comprendono quelle dei partigiani o legate alla Resistenza. Le associazioni d’arma sono composte da militari in congedo e alle più famose vanno le briciole rispetto ai partigiani. I carabinieri nel 2009 hanno ricevuto appena 13mila euro. La gloriosa Ana, l’associazione nazionale alpini, 27mila, i paracadutisti 15.500, ma continuano a preparare i giovani iscritti ai lanci. I bersaglieri meno di 20mila e i fanti sono rimasti fermi a 10.500. Il fanalino di coda tocca alle truppe anfibie dei lagunari con 4mila euro.
«L’obiettivo finale è quello di favorire la creazione di una grande federazione delle combattentistiche e una d’arma con sinergie sulle sedi e razionalizzazioni dei costi» spiega Cossiga. La Difesa, da quest’anno ha cominciato ad esigere relazioni dettagliate sulle attività ed i bilanci, pena l’esclusione dai finanziamenti.
Nella lunga lista dei beneficiati non mancano le curiosità, come l’Associazione italiana combattenti interalleati (quelli del Sud dopo l’8 settembre), oppure l'Associazione nazionale amministrazione militare, che non si capisce bene perché esista.

Soldi vanno ancora ai reduci di Russia, alla Lega Navale (44.000) e all’Aereo club d'Italia, grazie a desueti riconoscimenti dal ventennio. Esiste pure un’Opera nazionale figli degli aviatori, che prende 28.500 euro.
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