La polemica L’Olimpico non è zona franca

di Filippo Grassia

È tutta colpa dell’arbitro, «inadeguato» secondo Rosella Sensi, se la Roma s’è fermata a 24 risultati utili consecutivi e, ciò che più conta, ha lasciato il primato all’Inter. È la sublimazione del vittimismo che per mesi aveva trovato terreno fertile in Mourinho e ora cala come una tela di ragno sopra la squadra giallorossa. La Roma non ha perso per colpa di Damato, chi la pensa così può anche credere agli asini volanti. È opinabile la volontarietà sul mani di Zauri così come è di poco conto il contatto fra Gastaldello e De Rossi nell’azione conclusasi con il palo di Totti.
Valutazione personale ci mancherebbe altro, e quindi possibile errore ai danni dei romanisti di Ranieri. Ma non è corretto cancellare altri due errori, questi sì certificati dalle immagini tv, a danno della Sampdoria, come se non si fossero mai verificati. Mi riferisco a Cassano che in avvio di gara è stato fermato in fuorigioco, un fuorigioco inesistente di almeno un metro, mentre si trovava solo soletto davanti al portiere Julio Sergio. E mi riferisco a Toni che, scattando in fuorigioco, un fuorigioco non rilevato, ha impegnato Storari in una difficile parata. Proposta: facciamo la tara a ogni valutazione, ma abbiamo l’onestà intellettuale di dire che l’arbitro, anche per colpa dell’assistente Romagnoli, ha penalizzato entrambe le squadre. Invece no. Si va alla guerriglia mediatica per guadagnare imprecisati crediti, non si sa mai.
Attorno ad altra guerriglia urbana, invece, i giudizi sono stati minimalisti. Il silenzio è stato assordante, come capita quando si spara con una pistola munita di silenziatore. Eppure i fatti accaduti dentro e soprattutto fuori lo stadio Olimpico in occasione del derby capitolino non sono stati cosa da niente, con scontri ripetuti, sequestro di armi, feriti e morti mancati per bontà divina, leggi auto incendiata da un petardo in cui potevano perdere la vita una mamma e i suoi due figli. Figuratevi che titoli se fosse successo qualcosa di simile a Milano.
Ma Roma sta diventando una specie di zona franca, dove tutto avviene e niente avviene. La diversità è imperante.

Basti ricordare come il sistema politico-sportivo ha cercato una pretestuosa dicotomia fra il gesto di Totti e quello di Mourinho: riprovevoli entrambi. Un tempo Roma comandava il mondo, adesso si diverte a farsi male da sola. Per chi la ama davvero, non è il massimo.

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