I mercati si aspettavano di veder volare le colombe sopra Eccles Building. Sono invece spuntati i falchi, con gli artigli ben in vista per lasciar intendere che un taglio dei tassi, lasciati invariati al 5,25-5,50%, non è ancora all’orizzonte. Una doccia gelata per quanti avevano messo in conto un cambio di passo della politica monetaria già a partire da marzo, con una riduzione da un quarto di punto che avrebbe fatto da apripista ad altri quattro o cinque allentamenti. L’ultima riunione ha così rimescolato le carte e mostrato chiaramente come la Fed sia ancora riluttante ad assecondare i desiderata di Wall Street (-1,4% l’S&P 500 a mezz’ora dalla chiusura), nonostante i sei mesi consecutivi di rallentamento dei prezzi al consumo.
Pur con un linguaggio un po’ involuto, il comunicato finale manda un messaggio inequivocabile: «Il Comitato non si aspetta che sarà opportuno ridurre l’intervallo obiettivo (la forchetta dei tassi, ndr) finché non avrà acquisito maggiore fiducia che l’inflazione si sta muovendo in modo sostenibile verso il 2%». A rincarare la dose le parole del presidente Jerome Powell in conferenza stampa: «L’inflazione è ancora troppo alta, i progressi nel ridurla non sono garantiti e il percorso da seguire è incerto: vogliamo più prove» che il calo del carovita sia sostenibile, ha affermato Powell.
Tono che più hawkish non si può e per certi versi sorprendente se paragonato allo statement accomodante dello scorso dicembre, quando i “dot plot” (i pallini che forniscono un orientamento sulle future mosse della banca centrale Usa) avevano indicato tre allentamenti da spalmare nel corso dell’anno. Un impegno che pare scritto sull’acqua: «Se l’economia si evolverà sostanzialmente come previsto - ha spiegato - , sarà probabilmente opportuno iniziare a ridurre la politica restrittiva ad un certo punto quest’anno». Ma senza mosse affrettate: «Le prospettive economiche sono incerte e restiamo molto attenti ai rischi di inflazione. Siamo pronti a mantenere l’attuale fascia obiettivo per il tasso dei fondi federali più a lungo, se necessario».
Rispetto al recente passato c’è un solo scarto significativo nel comunicato finale, ovvero la rimozione del paragrafo in cui la Fed avvisava della possibilità di ulteriori azioni restrittive per centrare il target di inflazione del 2%.
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