
I prezzi delle case nell’Eurozona restano elevati e potrebbero salire ancora. Lo prevede la Bce nell'anticipo del bollettino economico dedicato alla dinamica dei prezzi delle abitazioni, attestando come il fenomeno darebbe un segnale "non del tutto sano" per l’economia in generale. Facendo il punto sulle dinamiche del mercato immobiliare, la Banca centrae europea ha registrato un aggiustamento dei prezzi molto più limitato rispetto alle crisi precedenti, con un impatto significativo sulle difficoltà di accesso alla casa.
Secondo quanto emerge dal report, nel terzo trimestre 2024 i prezzi delle abitazioni erano già tornati al di sopra del picco del 2022. E il calo che si è registrato durante quest'ultimo ciclo dei prezzi, è stato "relativamente modesto e di breve durata e ha comportato un aggiustamento minore rispetto a quello osservato durante la crisi finanziaria del 2007 e la successiva crisi dei debiti". Il livello dei prezzi in quest’ultimo ciclo è quindi rimasto comunque elevato, cosa che "ha avuto un impatto negativo sull’accessibilità economica delle abitazioni, nonostante una politica monetaria nel frattempo meno restrittiva".
Attualmente, secondo gli economisti, l’elevato costo delle costruzioni e i prezzi di acquisto delle abitazioni "ostacolano l’aumento dell’offerta nel mercato immobiliare, contribuendo anche a una situazione di scarsità nel mercato degli affitti". Se il contesto non cambia, domanda e offerta difficilmente torneranno in equilibrio, con possibili ricadute per tutta l’economia. "Considerando la combinazione di limitazioni dell’offerta e il mantenimento di solidi fondamentali della domanda, l’andamento dei prezzi delle case potrebbe continuare a seguire un percorso di crescita", annotano gli esperti della Bce. E questo "potrebbe non rappresentare un segnale del tutto positivo per l’economia nel suo complesso".
L'analisi coglie anche differenze rispetto alle dinamiche degli ultimi cicli. Durante la crisi finanziaria e quella del debito, infatti, le fluttuazioni dei prezzi erano state trainate dai Paesi dell’area euro "periferici". Nel ciclo attuale, invece, sono stati i Paesi "centrali", e in particolare la Germania, a influenzare i prezzi. Inoltre, mentre in passato le capitali registravano un aumento dei costi più marcato, negli ultimi anni si è osservato un rallentamento. Effetto - attesta lo studio - anche della diffusione del lavoro da remoto, che ha incentivato molti lavoratori a trasferirsi in aree meno costose.
Sembrano invece emergere evoluzioni sul fronte degli affitti brevi.
Per la prima volta dal Covid - attesta una ricerca riportata da Sole24Ore di oggi - a febbraio gli annunci online nelle 20 città italiane più grandi hanno registrato un calo dell’11% sul mese precedente, con il picco di -20% a Firenze, -9% a Roma e -8% a Milano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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