Barriere e soldati pronti a sparare: "La Corea del Nord è sempre più isolata"

Le immagini satellitari analizzate da Human Rights Watch evidenziano l'accresciuto isolamento internazionale a cui il regime nordcoreano sottopone la sua popolazione. In aumento anche la scarsità di cibo.

Barriere e soldati pronti a sparare: "La Corea del Nord è sempre più isolata"
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La Corea del Nord è sempre più isolata. Ad affermarlo è Human Rights Watch che ha analizzato le foto satellitari del Paese asiatico, già famoso per il controllo estremo esercitato sulla sua popolazione e non a caso definito il Regno eremita. L’isolamento di Pyongyang sarebbe addirittura aumentato a seguito della pandemia di Covid-19 che sembra aver fornito al dittatore Kim Jong Un il pretesto per imprimere un ulteriore giro di vite sul controllo delle frontiere e sulla libertà dei suoi cittadini.

Confini sigillati e nuove barriere sono stati gli strumenti adoperati dalla Corea del Nord per difendersi dal virus originato in Cina. Misure accompagnate dalle restrizioni imposte dalle sanzioni internazionali che, insieme al crollo del commercio con Pechino, principale partner economico di Pyongyang, hanno determinato l’acuirsi del problema della carenza di cibo per la popolazione locale.

Le immagini a cui ha avuto accesso l’organizzazione non governativa mostrano come a partire dal 2020 le autorità nordcoreane abbiano costruito barriere su una sezione dei propri confini settentrionali usata in passato per commerciare con i cinesi o per far entrare beni alimentari di contrabbando. Come conseguenza, tale regione ha assistito inoltre alla drastica riduzione del passaggio di cittadini desiderosi di abbandonare l’opprimente regime. Infatti, in parallelo alla costruzione in Corea del Nord di doppi livelli di recinzioni e barriere fortificate presidiate da soldati pronti a sparare a vista, anche la Cina ha a sua volta rafforzato il controllo alle frontiere rendendo praticamente impossibile la fuga dei disertori da Pyongyang.

A spingere il Regno eremita a sigillare i confini, spiega Human Rights Watch, è stata la paura che il virus potesse entrare nel Paese attraverso le importazioni. Nonostante la riapertura seguita alla fine della pandemia, il livello di beni alimentari introdotti non è tornato ai livelli antecedenti al 2020 e secondo i dati delle Nazioni Unite tra il 2020 e il 2022 i nordcoreani che non hanno accesso a una sufficiente quantità di cibo sono passati dal 41% al 46%. E mentre quindi la popolazione patisce la fame e i pochi scambi in corso avvengono con Mosca e Pechino, il Wall Street Journal sottolinea che negli ultimi anni solo il programma nucleare di Pyongyang ha continuato a prosperare.

Ad ulteriore riprova dell’isolamento non solo materiale ma anche culturale a cui i cittadini nordcoreani sono sottoposti arriva poi una notizia che ha dell’incredibile.

La televisione del regime ha mandato in onda un programma televisivo del 2020 della Bbc dedicato al giardinaggio in cui i jeans indossati da un giornalista britannico alle prese con delle piante sono stati offuscati dai censori. Nella nazione guidata col pugno di ferro da Kim Jong Un tale indumento è infatti considerato un imperdonabile “simbolo dell’imperialismo occidentale”.

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