Biden come Johnson: ecco le similitudini tra l'addio di oggi e quello del 1968

Il presidente degli Usa non ci riprova nemmeno a conquistare un secondo mandato: l'uscita di scena dalle presidenziali a ridosso della Convention Democratica ha molti elementi in comune con le modalità adottate 56 anni fa

Biden come Johnson: ecco le similitudini tra l'addio di oggi e quello del 1968
00:00 00:00

Joe Biden ha detto stop. Non ci sarà sicuramente un secondo mandato presidenziale per il numero uno della Casa Bianca uscente dopo l'annuncio arrivato questa sera da lui stesso che si sarebbe ritirato dalla corsa in vista delle elezioni del prossimo 5 novembre contro Donald Trump. E ora i Democratici statunitensi si ritrovano "orfani" di un candidato valido da opporre al temutissimo avversario Repubblicano che sembrerebbe viaggiare con il vento in poppa verso un ritorno alla presidenza degli Usa il 20 gennaio 2025, a quattro anni di distanza dall'addio e dalle fortissime polemiche per avere politicamente guidato l'assalto a Capitol Hill.

Si dovrà necessariamente aspettare qualche giorno per capire chi prenderà il posto di Biden come contendente alla leadership della più importante democrazia del mondo (se Kamala Harris. come dimostra l'endorsement dello stesso Biden, o qualcun altro). Quello che è certo è che, per diversi aspetti, quello che è accaduto in questa estate ricorda molto quello che capitò sempre nel Partito Democratico americano esattamente 56 anni fa. Le similitudini sono più che evidenti.

Che cosa capitò alla fine degli anni '60

Anche nell'agosto del 1968, infatti, la convention Democratica di Chicago (la stessa città dell'Illinois che ospiterà quella del 2024) arrivò dopo una scelta "traumatica" comunicata dal presidente degli Stati Uniti allora in carica: Lyndon B. Johnson, diventato oramai molto poco popolare tra i vertici del partito, aveva annunciato a sorpresa che non avrebbe cercato la riconferma per il secondo mandato pieno. L'ambizioso Johnson aveva del resto sostituito il 22 novembre 1963 John Fitzgerald Kennedy quando quest'ultimo venne ucciso in un attentato a Dallas, in Texas; dopo di che un anno esatto dopo era riuscito a vincere le elezioni del 1964. Quella convention immediatamente successiva al suo addio diventò così il luogo dove il partito di centrosinistra avrebbero scelto il nuovo candidato presidente e il suo vice.

Accadde così che l'allora braccio destro di Johnson, Hubert Humphrey, e il senatore Edmun Muskie vennero nominati candidati ufficiali rispettivamente come presidente e vicepresidente. Anche perché allo stesso tempo il caso volle che Robert Kennedy, una delle figure sicuramente più emergenti alle primarie e dato per favorito per entrare nella sfida finale, era stato assassinato nel giugno dello stesso anno. La convention si svolse quindi in un clima di guerra civile, con tumulti politici e scontri per strada.

L'omicidio di Martin Luther King, nell'aprile precedente, e la guerra in Vietnam avevano infiammato fortemente il clima. Alle elezioni del '68 Humphrey era sostenitore di una linea anti-Vietnam, anche se in realtà era stata chiaramente espressa solamente negli ultimissimi giorni della campagna elettorale. Un elemento che contribuì a indebolire la propria credibilità agli occhi dei cittadini Usa, tanto che l'ex vicepresidente venne spazzato via dal Repubblicano Richard Nixon, che conquistò ben 32 Stati su 50, alle consultazioni elettorale che andarono in scena (guarda caso) il 5 novembre.

Quella stessa scarsa credibilità che ormai aveva caratterizzato anche Joe Biden, incapace di gestire una situazione internazionale e geopolitica complicata come quella delle guerre in Ucraina e Palestina: esattamente come fu il Vietnam per il successore di Johnson.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica