"Caos pensioni in Francia per le bugie della sinistra. Sì all'asse Macron-Meloni"

Il ministro Olivier Véran: «Controverità difficile da contrastare I sindacati? Sostituiti con i gruppi Whatsapp»

"Caos pensioni in Francia per le bugie della sinistra. Sì all'asse Macron-Meloni"

«Sono convinto che Macron e Meloni riusciranno a lavorare bene insieme, si sono incontrati più volte e le due priorità sono migranti ed energia», dice al Giornale Olivier Véran, ministro per il Rinnovamento democratico e portavoce dell’intero governo francese. Ospite a Milano del Club Italie-France, che da 12 anni facilita i rapporti economici tra i due Paesi, connettendo tessuto produttivo e imprenditoriale, Véran evoca la necessità di «costruire imprese franco-italiane, campioni in grado di raggiungere l’obiettivo della sovranità europea».

Per esempio in quali campi?
«Sul digitale siamo indietro, a fronte di una Cina che avanza e con cui siamo in competizione dobbiamo sfruttare le opportunità che i nostri Paesi offrono, scansando le divergenze e puntando sulla cooperazione».

Sull’immigrazione restano nodi da sciogliere tra Roma e Parigi, ci riuscirete?
«Lo stiamo già facendo. Certo, sono possibili modifiche al regolamento di Dublino. Ma si può fare, anzi si deve fare di più, insieme».

L’Italia insiste su una strategia Ue per fermare le partenze illegali dal Nordafrica. C’è un sponda di Parigi?
«Credo sia giusto continuare a parlarsi, discutere, riuscire a comunicare. La strada del Trattato del Quirinale apre molte porte. E anche sull’immigrazione, come sul dossier energetico, ci possono essere più convergenze di quelle che non emergono dai giornali».

A proposito di comunicazione, lei in prima fila per difendere la riforma delle pensioni, stando ai sondaggi contestata da due terzi dei francesi. Cosa non ha funzionato?
«La comunicazione è anche l’arte della ripetizione. Ma non basta, c'è una tale invasione di controverità, raccontate dall’estrema sinistra, che è difficile contrastarla. Nonostante sia andato quasi ogni giorno in tv a spiegare le ragioni di questa legge non abbiamo avuto l’unanimità. Dobbiamo insistere, la riforma è necessaria».

È vero che ha riunito le maestranze del suo ministero per chiedere cosa ne pensassero della riforma?
«Sì, due ore intense. Non con i funzionari, ma con chi lavora al ministero. Mi hanno espresso preoccupazione per l’inflazione, dicendomi che se il governo desse un segnale ai francesi in questa direzione magari le proteste si ridimensionerebbero».

E l’ha detto a Macron?
«Certo, ho raccontato l’incontro al presidente. Ogni voce conta, non ascoltiamo solo i tecnocrati. Il personale di servizio mi ha chiesto, al di là del contenuto della riforma, cosa possiamo fare insieme per far avanzare i diritti dei lavoratori».

I sindacati chiedono però all’Eliseo di sospendere la riforma e avviare una mediazione. Parlerete?
«Siamo in attesa del parere del Consiglio costituzionale. Il governo è pronto a discutere i decreti attuativi, accogliamo la proposta di parlarci, ma senza mediazioni».
Veniamo ai numeri in Assemblée. Non avete la maggioranza assoluta. La visita in Italia serve anche a sostenere Deborah Abisror De Lieme per un seggio di deputata dei francesi all’estero.

Cercate nuove forze?
«È una donna che incarna il Dna del macronismo, abbiamo bisogno di lei, ha lavorato al ministero con me nella difficile gestione del Covid e abbiamo vinto quella battaglia. Ora ce ne sono altre. Il dialogo con le parti sociali sembra complicarsi».



Come supererete lo stallo?
«Le proteste ci hanno permesso di diventare un Paese illuminista, ma oggi il problema è che la Francia ha rimpiazzato i sindacati con i gruppi Whatsapp e diventa sempre più difficile interfacciarsi su questioni concrete, perché i violenti non hanno bisogno della riforma delle pensioni per essere violenti».

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