
Accuse, minacce, affermazioni taglienti: negli ultimi anni il volto del Cremlino è anche quello di Maria Zakharova, nell'occhio del ciclone nelle ultime ore per le parole riservate al capo dello Stato Sergio Mattarella. Un tumulto aggravato da un post su Telegram a commento di un pezzo sul Corriere della Sera dal titolo: Maria Zakharova, "megafono" per le bugie del Cremlino, dove viene definita "aggressiva e chirurgica, scostante e definitiva", una donna "sempre supergriffata" che "lo shopping va a farlo a Dubai".
L'infanzia in Cina di Zakharova e gli studi da giornalista
Figlia di un diplomatici, classe 1975, ha vissuto a lungo in Cina per via del lavoro del padre. La famiglia lasciò Pechino per Mosca nel 1993, due anni dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Sua madre, Irina Zakharova, è invece una storica dell'arte impiegata al Museo Pushkin. Studi da giornalista presso l'Istituto statale di relazioni internazionali di Mosca nel campo dell'orientalismo, si è distinta giovanissima presso l'establishment russo. Oggi è senza dubbio una delle figure più in vista del panorama politico e diplomatico della Federazione, strenuo difensore delle posizioni del Cremlino e intervenendo regolarmente nei briefing ufficiali del Ministero degli Esteri.
Ormai microfono altissimo della diplomazia russa, è attualmente portavoce del Ministero degli Affari Esteri della Federazione. Dopo aver conseguito la laurea presso l'Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca (MGIMO) nel 1998, con specializzazione in giornalismo internazionale, ha intrapreso la carriera diplomatica. Nel 2005 venne poi assegnata alla Missione Permanente della Russia presso le Nazioni Unite a New York come addetta stampa, ruolo che ha ricoperto fino al 2008.
La carriera di Zakharova dopo gli studi
Negli anni successivi ha continuato a lavorare all'interno del Ministero degli Affari Esteri russo, fino a essere nominata, il 10 agosto 2015, direttrice del Dipartimento Informazione e Stampa, diventando così la prima donna a ricoprire la carica di portavoce ufficiale del ministero. Conosciuta per il suo stile comunicativo diretto e per la presenza costante nei talk show politici russi, Zakharova ha spesso assunto posizioni fortemente critiche nei confronti dell'Occidente.
Nel 2016 è stata inclusa nella lista delle "100 donne" della BBC, un riconoscimento alle figure femminili più influenti a livello globale. Negli anni successivi ha consolidato la sua reputazione come una delle principali voci della diplomazia russa. Nel 2017 ha accusato l’Unione Europea di ipocrisia nella gestione delle crisi separatiste in Crimea e Catalogna. Da dopo febbraio 2022 il suo nome è apparso su un’altra lista, ben meno prestigiosa: quella delle personalità russe colpite dalle sanzioni, con conti bancari esteri congelati e il divieto di viaggio in Occidente. Da allora, sempre impeccabile nel suo stile di lusso, ha spostato le proprie operazioni negli Emirati.
Il linguaggio incendiario di Zakharova
Abbiamo certamente imparato a conoscere meglio questo caterpillar dall'"operazione speciale" in poi: non a caso in patria è esempio per donne giovani e meno giovani, oltre che un'icona di stile. Ma restano soprattutto alcune sue sparate al vetriolo, di cui è sempre molto difficile l'humus: regia altra rispetto a se stessa o partorite in autonomia? Era il 16 febbraio 2022, appena otto giorni prima dell’invasione, quando con un’ironia pungente derise le previsioni dei media occidentali su un imminente attacco russo all’Ucraina. Chiese sarcasticamente di conoscere in anticipo il calendario delle operazioni militari di Mosca, così da poter "organizzare le vacanze". Ma la lista di affermazioni controverse è lunga.
Dopo l’inizio del conflitto, affermò che "la Russia non aveva iniziato una guerra, la stava terminando", sostenendo che l’intervento mirava a fermare la "sistematica estinzione della popolazione del Donbas". Il 2 giugno 2022 avvertì che un’operazione militare turca nel nord della Siria sarebbe stata una "violazione diretta della sovranità siriana" rischiando lo scontro con Ankara, mentre pochi giorni dopo elogiò la partnership con la Cina, affermando che "mentre a ovest di Mosca si sparavano alla testa", le forniture energetiche verso Pechino crescevano. E ancora, nel gennaio 2023 si schierò contro Parigi, attaccando la Francia per il suo passato coloniale in Africa, dichiarando che l’epoca in cui l'Eliseo controllava il destino delle ex colonie era finita. Nel luglio dello stesso anno criticò la decisione degli Stati Uniti di fornire munizioni a grappolo all’Ucraina, definendola "un segnale dell’aggressività anti-russa di Washington". Lasciò scioccati i suoi interlocutori quando, dopo l’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre, ribadì che la soluzione al conflitto israelo-palestinese passava solo attraverso mezzi diplomatici e la creazione di uno Stato palestinese indipendente, concordando -per paradosso- con alleati e nemici.
Dulcis in fundo, nel marzo 2024, dopo l'attacco terroristico a Mosca, rifiutò di incolpare l’ISIS-K, accusando Washington di usare l’ISIS come "spauracchio" per coprire le azioni dell’Ucraina. Dichiarazioni che hanno contribuito a rafforzare la sua immagine di figura provocatoria e polemica sulla scena diplomatica internazionale.
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