Torna la guerra di spie attorno agli Usa: la mossa della Russia

Funzionari americani lanciano l'allarme per l'incremento della presenza di spie russe in territorio messicano

Torna la guerra di spie attorno agli Usa: la mossa della Russia
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Il nemico alle porte di casa. Si potrebbe riassumere così la minaccia rivelata ai reporter di Nbc News da funzionari americani secondo i quali la Russia avrebbe ampliato la sua presenza in Messico al fine di condurre da lì operazioni di spionaggio ai danni del potente vicino. Tattiche da Guerra Fredda che mostrano come per il Cremlino il confronto con gli Stati Uniti, più acceso che mai in Europa, Medio Oriente e Africa si estenda anche a quello che è considerato il "cortile" del suo rivale.

Già ad inizio estate aveva suscitato inquietudine l’arrivo al porto cubano dell’Avana di un gruppo navale russo, incluso il sottomarino a propulsione nucleare Kazan e la fregata missilistica Admiral Gorshkov. Poco prima dell’attracco tale flotta aveva condotto delle esercitazioni nell’Oceano Atlantico in un momento di massima tensione per la guerra in Ucraina e alla vigilia del G7 che ha inasprito le sanzioni contro la Federazione. Stando alle ultime rivelazioni il pericolo per Washington sarebbe però ancora più nascosto e subdolo di una flotta di navi da guerra.

Nel corso degli ultimi anni e lontano dal clamore mediatico, la Russia ha infatti gonfiato nell’ordine delle decine di unità il personale della sua ambasciata a Città del Messico. Una mossa che per il governo americano non può essere motivata dai limitati scambi commerciali tra i due Paesi e dietro la quale si nasconderebbe l’intensificazione di attività di spionaggio contro gli States.

Secondo l’Nbc la Casa Bianca avrebbe già sollevato la questione con le autorità messicane ma non è chiaro quale sia stata la risposta ricevuta. Si sa comunque che quando nel marzo del 2022 il generale Glen VanHerck, a capo del Northern Command, dichiarò al Senato Usa che Mosca poteva contare su una presenza massiccia in Messico, il presidente Andrés Manuel López Obrador rispose piccato rivendicando l’indipendenza e la sovranità del suo Paese.

I russi “sono pronti ad assumersi una quantità di rischi” come non mai dal post Guerra Fredda, afferma Paul Kolbe, ex operativo della Cia. Le iniziative del Cremlino a sud del confine con gli Stati Uniti sono state denunciate pochi giorni fa anche dal direttore dell’agenzia di Langley William Burns che ha spiegato come l’espansione della Russia in territorio messicano sia effetto dell’espulsione dall’Europa di numerosi funzionari dell’intelligence, ufficialmente diplomatici presso le ambasciate di Mosca nel Vecchio Continente, in realtà agenti dediti allo spionaggio.

Per gli esperti gli 007 della Federazione in Messico possono contare su un ambiente favorevole che permette loro di fornire supporto a talpe americane e russe che operano negli Stati Uniti o di colpire nemici politici del presidente Vladimir Putin negli States. Per non parlare dell’organizzazione di operazioni di sabotaggio da scatenare in caso di conflitto diretto con Washington o di possibili collaborazioni con gruppi criminali.

La situazione descritta dai funzionari Usa ai media presenta delle somiglianze con quanto registrato in Irlanda, Paese usato dal Cremlino come back-door per il Regno Unito e altri Paesi europei.

Il governo irlandese, sospettando che l’ambasciata russa a Dublino fornisca copertura ad operazioni di spionaggio, già nel 2020 ha negato l’autorizzazione all’ampliamento della sede diplomatica e più di recente ha ridotto la concessione dei visti per il personale sceso dalle 30 unità del 2022 alle 14 di oggi. Una strada che sino ad ora le autorità messicane si guardano bene dal seguire.

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