In Iran proseguono le esercitazioni militari, nome in codice “Eqtedar" ("autorità” in persiano), avviate la settimana scorsa e previste terminare a metà marzo. In questi giorni la televisione di Stato iraniana ha mostrato migliaia di droni in volo e parate di lanciarazzi e missili balistici. Tra i vari test effettuati, sono stati simulati attacchi aerei nemici combinati contro l’impianto nucleare di Natanz per metterne alla prova le difese.
Le manovre, le più imponenti degli ultimi decenni, sono state estese ad altre due strutture nucleari a Khondab e Fordow e coinvolgono sia l'esercito che le Guardie rivoluzionarie islamiche. Grande l’impiego segnalato di unità missilistiche di guerra elettronica, radar e comandi di ricognizione che svolgono, stando a quanto reso noto, "missioni offensive e difensive". In aggiunta ai test i media dell’Iran hanno mostrato le immagini di una visita effettuata dal generale dei Guardiani della Rivoluzione, Hossein Salami, presso una base missilistica sotterranea - la cui ubicazione non è stata precisata - utilizzata di recente per lanciare un attacco contro Israele.
Lo sfoggio della potenza militare del regime degli ayatollah arriva alla vigilia del ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, il quale ha gia fatto sapere di voler adottare contro Teheran una politica di massima pressione. Se però le autorità iraniane intendevano proiettare un’immagine di potenza, proprio le analisi dei test confermerebbero i dubbi sulle effettive capacità del Paese mediorientale dopo il ridimensionamento dei suoi alleati a Gaza e in Libano e la fuga di Assad dalla Siria. Per non parlare degli attacchi sferrati da Tel Aviv contro il territorio dell'Iran che ne hanno degradato l'apparato difensivo.
Le esercitazioni, lanciate in risposta a “nuove minacce alla sicurezza”, non hanno infatti convinto gli esperti. Come riportato dal Washington Post, “le difese militari esposte questa settimana sono di qualità inferiore rispetto a quelle colpite ad ottobre e la maggior parte dei sistemi offensivi esibiti consistono in armi che Teheran aveva già utilizzato, in gran parte in modo inefficace, negli attacchi contro Israele ad aprile e ottobre”. Afshon Ostovar, professore di affari di sicurezza nazionale, afferma che “l'Iran ha in un certo senso mostrato tutte le sue carte” e il conflitto dell’ultimo anno ha reso evidente che “non ha davvero tutto ciò che la gente temeva. E questo lo ha indebolito notevolmente”. L’esperto ha concluso il ragionamento sostenendo che “il potere e la forza” del regime “erano al culmine quando tutte le minacce che rappresentava erano teoriche”.
La guerra, di fatto, regionale cominciata con la strage di Hamas del 7 ottobre ha provocato in Iran un deterioramento dell’economia, un crollo del valore della valuta nazionale, un preoccupante aumento della disoccupazione e continue interruzioni dell’energia elettrica. L’instabilità interna potrebbe tradursi in una minaccia esistenziale per il regime e le esercitazioni militari potrebbero avere anche l'intento di confermare la potenza degli apparati della Repubblica Islamica.
Il capo dei Guardiani della rivoluzione dichiara che "non ci siamo indeboliti" né abbiamo rinunciato alle "nostre posizioni politiche. Piuttosto possiamo distruggere le basi regionali dei nemici". Al di là delle roboanti affermazioni iraniane, Teheran è in una posizione di debolezza e nel 2025 dovrà affrontare gli effetti del cambio di amministrazione a Washington.
Con la possibilità che il presidente eletto Trump, esaurita la strada diplomatica, decida di dare il via libera, o addirittura si unisca, all'organizzazione di un attacco israeliano contro gli impianti nucleari del regime.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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