"Ondata anti americana": cosa rivela l'assalto alla base Nato in Turchia

Incirlik è la base militare più controversa della Turchia. Da anni, per via del fatto di essere a disposizione di Stati Uniti e Alleanza Atlantica, è al centro delle attenzioni delle ale più estreme del nazionalismo turco. Ed è stata teatro di affronti e incidenti da quando è scoppiata la guerra tra Israele e Hamas.

"Ondata anti americana": cosa rivela l'assalto alla base Nato in Turchia
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L'infrastruttura militare più politicamente controversa di Turchia, la base aerea di İncirlik, è stata il teatro di violenti tafferugli fra i dimostranti filopalestinesi e le forze dell'ordine il 5 novembre. Gli incidenti hanno avuto luogo alcune ore prime dello sbarco di Antony Blinken ad Ankara, dove era pianificato un bilaterale con l'omologo Hakan Fidan, e sono la manifestazione della rabbia che pervade e attraversa la società turca. Una rabbia che lo stesso Recep Tayyip Erdoğan ha contribuito a creare.

Assalto a Incirlik

I disordini attorno alla base aerea di İncirlik sono scoppiati nel contesto di una manifestazione organizzata dalla potente Humanitarian Relief Foundation (IHH İnsani Yardım Vakfı), un'organizzazione non governativa turca presente in oltre cento Paesi, che aveva attirato migliaia di persone da tutta la Turchia.

I manifestanti erano giunti sul luogo della protesta coi loro mezzi e con quelli dell'IHH, che aveva organizzato dei pulmini per trasportare sul posto il maggior numero di persone, all'insegna di uno slogan: chiudere İncirlik. La base, invero, da anni è l'oggetto dell'odio delle ali più oltranziste del nazionalismo turco, sia di destra sia di sinistra, perché è utilizzata come punto d'appoggio per operazioni nella regione da parte delle aviazioni di Alleanza Atlantica e Stati Uniti.

İncirlik è il simbolo della presenza americana in Turchia, pur non essendo una base americana, quanto una base turca utilizzata (a volte) dagli americani, ed è questo il motivo che ha richiamato migliaia di persone al di fuori dei suoi cancelli. Coloro che avevano risposto alla chiamata dell'IHH volevano protestare contro gli Stati Uniti, l'alleato numero uno di Israele, e la situazione è degenerata tanto rapidamente quanto facilmente.

Il sit-in davanti alla base, dopo soli pochi minuti di cori incendiari, si è trasformato in un'ora di disordini: lanci di pietre, arredo circostante convertito in arma impropria, manganelli e cannoni ad acqua. Ignoto il bilancio dei feriti e degli arrestati.

Il ritorno di fiamma

L'assalto dell'IHH a İncirlik è solo l'ultimo di una scia di episodi di carattere antiamericano che ha travolto la Turchia da quando è iniziata la guerra tra Israele e Hamas. Scia che è la manifestazione più eloquente della popolarità della causa palestinese presso le masse anatoliche ed è anche il raccolto di una semina, a base di antioccidentalismo e nazionalismo islamico, di cui lo stesso Erdogan è responsabile.

Boicottaggi e assalti ai grandi brand americani, da Starbucks a McDonald's. Manifestazioni, condite di lanci di fuochi pirotecnici, davanti ai siti diplomatici statunitensi e israeliani. Marce verso İncirlik, la base della discordia, nel nome della cacciata dell'America dall'Anatolia. Questo è il clima (infuocato) che ha spinto Israele a richiamare in patria tutto il proprio personale diplomatico, onde evitare incidenti, e che sta mettendo in difficoltà persino Erdogan.

Perché quelle piazze da lui stesso nutrite all'antioccidentalismo, abituate a moscheizzazioni, sermoni neo-ottomani e guerre ibride, ora chiedono fatti. Che lui però non può produrre, giacché l'interesse nazionale turco (al momento) non contempla la rottura totale con Israele.

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