Incursioni in Libano, l'appello di Tajani: "Italiani lascino il Paese"

Attacchi di Tel Aviv al confine libanese. Creata una "zona militare chiusa". Il ministro: "Si registrano combattimenti"

Incursioni in Libano, l'appello di Tajani: "Italiani lascino il Paese"
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Le notizie che arrivano dal confine tra Libano e Israele sono ancora frammentarie. Si sono registrati colpi di artiglieria e di tank, con l’esercito libanese che avrebbe abbandonato i posti di osservazione alla frontiera per ritirarsi nelle caserme cinque chilometri più indietro. Tel Aviv ha dichiarato tre cittadine nel Nord (Misgav Am, Kfar Galadi e Metula) “zona militare chiusa” dove entrare è vietato e da cui è anche complicato reperire notizie. Di sicuro, conferma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, “ci sono notizie di combattimenti in corso”.

Intervenuto in diretta telefonica a Quarta Repubblica e a Tg2Post, il leader di Forza Italia ha spiegato anche quali potrebbero essere gli obiettivi militari di Israele per stanotte. O per i giorni a venire. “Abbiamo avuto notizie di incursioni in territorio libanese da parte delle truppe israeliane, stiamo seguendo minuto per minuto, sono entrate e tornano indietro, entrano e riescono”, ha spiegato il ministro. “L'obiettivo è quello di ricacciare gli Hezbollah dietro al fiume che rappresenta il limite del confine della zona blu tra Israele e Libano, di respingerli e far sì che si allontanino così da costruire una sorta di largo confine per garantire la sicurezza della popolazione civile che vive nel nord di Israele". Secondo Tajani, insomma, non dovrebbe esserci una invasione stabile di territorio: "Le operazioni militari da terra continueranno solo per colpire Hezbollah, farla arretrare e testare la loro capacità di regire".

L’Italia osserva con attenzione quello che accade, grazie al lavoro delle ambasciate a Beirut, a Tel Aviv e anche a Teheran. La preoccupazione riguarda ovviamente i cittadini che vivono o lavorano lì, tutti invitati dalla Farnesina a lasciare il Libano “usando voli commerciali da Beirut per Milano o per Roma". “In questo momento è bene abbandonare il Paese perchè la situazione è veramente complicata, ci sono combattimenti in corso”, ha spiegato Tajani. “Soprattutto coloro che sono nel Sud o nella città di Beirut sono a rischio quindi è bene abbandonare il territorio libanese”.

A preoccupare, ovviamente, sono anche i soldati italiani presenti sul fronte sotto le insegne dell’Onu. I caschi blu sono stati infatti costretti a interrompere i pattugliamenti, ma "restano in posizione nella loro area di responsabilità mentre l'intensità dei combattimenti impedisce loro di muoversi", come ha spiegato in un briefing Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. Al momento non ci sono avvisaglie che possano restare invischiati nel combattimenti. "I militari italiani in Libano sono schierati al confine fra il territorio controllato da Hezbollah e Israele, ma sono al sicuro perchè sono fermi nelle caserme quindi non si spostano in luoghi poco sicuri", ha spiegato il ministro degli Esteri. "Lo stesso Israele ha garantito che farà tutto ciò che deve per la sicurezza dei nostri militari".

Quella dei soldati dell'Unifil è “una operazione di peacekeeping”, ha ricordato Tajani in diretta. E al momento non cambieranno le regole di ingaggio. “Ci potrebbe essere, come noi auspichiamo, un rafforzamento della presenza dell'Unifil con un rafforzamento anche politico maggiore, con maggiori competenze su quel territorio". L’idea, ha spiegato Tajani a Porro, è quella di “dare ai contingenti un ruolo diplomatico” ma, per farlo, “bisogna prima aspettare una de-escalation. Quindi, che cessi questa frase di crisi”. La speranza, poi, è che la politica possa prendere il posto delle armi. "C'è un fatto politicamente importante - ha spiegato il ministro -: l'elezione di un nuovo presidente del Libano. Se deciderà di farlo, questo potrebbe essere l'interlocutore giusto per trattare un cessate il fuoco e quindi andare verso la pace.

Il presidente del Libano, come prevede la Costituzione libanese dev'essere un cristiano maronita, quindi non un amico di Hezbollah. Un cristiano maronita che può essere in grado di trattare con Tel Aviv un cessate il fuoco".

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